Le donne di Saba

“È singolare che in Italia, per ricordare, o meglio rileggere, un grande scrittore occorra, come conditio sine qua non, una ricorrenza, un anniversario che lo riguardi: i cento anni dalla nascita di Quasimodo, o di Gadda, i trent’anni dalla morte di Pasolini, e via di questo passo.

Mi chiedo, insomma, per quale ragione si debba attendere una scadenza temporale per tornare ad occuparsi di un certo autore che meriterebbe per la sua profonda forza creativa una costante attenzione.

È accaduto anche per Umberto Saba: nel 2007, per i cinquant’anni dalla sua scomparsa, si è verificato uno straordinario risveglio d’interesse per la sua poesia e si è riscoperta intatta la sua freschezza e la sua possibilità immediata di entrare in sintonia con la nostra sensibilità di oggi, quando con umiltà ci si ponga davanti ad una sua pagina scritta, per comunicare ad altri l’emozione che da essa scaturisce.

 

“Saltimbanchi dell’anima” ha definito Palazzeschi i poeti, rappresentando se stesso nell’atto di porre una lente davanti al suo cuore per mostrarlo alla gente, affinché possa vedere meglio dentro di lui... e chi più di Saba corrisponde a questa necessità? Chi più di lui tende al recupero di temi, situazioni ed emozioni private che, al contempo, rappresentano simboli dell’esperienza e del sentire universali?

La poesia di Umberto Saba va ben oltre la retorica e la pura tecnica, si spinge al recupero della “memoria” e raggiunge un livello di purezza assimilabile a quello che riconosciamo nell’estasi infantile.”

 

dall’Intervento “Amai la verità che giace al fondo” di Alessandro Quasimodo

Altre Informazioni

  • Edizioni: Edizioni Il Porticciolo
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  • Autore: A cura di Sara Cordone, Rina Gambini, Alessandro Quasimodo
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