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Saggistica - Collana "La Bussola"
Saggistica - Collana "La Bussola"

Saggistica - Collana "La Bussola" (3)

Lo strumento che ha rivoluzionato la navigazione è diventato a sua volta l’emblema della stabilità: per non “perdere la bussola” bisogna percorrere cammini sicuri, già tracciati. Così il genere della saggistica, frutto di studi e di approfondimenti, offre al lettore la rotta più certa da seguire: è la bussola della letteratura!

Il nuovo libro di Valerio Cremolini: Pagina 7

 

PREFAZIONE di Rina Gambini

 

Questa raccolta di articoli, che Valerio Cremolini ha pubblicato nell’arco di alcuni anni in un giornale locale, nasce dal duplice bisogno di offrirli in lettura ad un pubblico più vasto rispetto a quello riservato al “Contenitore” ed al contempo di preservarli dall’inevitabile dispersione. È uso comune, infatti, non conservare giornali e riviste, anche quando sono testimonianze di un tempo e di un luogo. L’autore, però, ha voluto che i suoi scritti, qui raccolti in successione cronologica, e non secondo gli argomenti trattati, siano salvati e custoditi, in quanto rappresentazione narrativa di un preciso momento della vita civile e sociale cittadina, e talvolta nazionale. I singoli articoli, che affrontano temi tra i più svariati, ma pur sempre legati all’attualità, partono da un evento, o un personaggio, contingente e sviluppano una sorta di storia più ampia, abbracciando vicende lontane, oppure rivisitando rapporti personali, quando si tratta di ricordare una personalità che ha lasciato il segno nella città. Avviene così che dalle pagine della bella raccolta di Cremolini, emergano le lunghe e travagliate storie di monumenti, chiese, musei, luoghi storici della Spezia, talvolta risolte felicemente, altre ancora faticosamente in divenire.

L’importanza di questa parte, come già detto non a sé, bensì frammista ad altri argomenti, è da considerarsi storicamente fondata e facente parte di un quadro di tutela di un patrimonio artistico e spirituale non certo indifferente, e orientata a far conoscere al lettore lo sviluppo di tale patrimonio, che spesso gli abitanti della Spezia ignorano o trascurano. Non dimentichiamo, del resto, che Valerio Cremolini è, prima di tutto, un appassionato cultore dell’arte e conoscitore attento di quella della nostra città, ed ha portato a termine da lunghi anni incarichi di critico d’arte commissionatigli da enti pubblici e privati artisti.

Da autentico esperto di storia dell’arte, dunque, l’autore porta avanti un segreto, non dichiarato anche se palese, progetto di avvicinare il grande pubblico alle opere artistiche di maggiore o minore importanza, agli scrigni che le conservano, alle curiosità ad esse legate. Sempre affinché la memoria si conservi, perché lo spirito di una città, il suo “genius loci”, risiede nel bello che la contraddistingue e che spesso la fretta del mondo moderno rende invisibile.

Soffermarsi e osservare: questo l’invito che l’autore rivolge tacitamente ai suoi lettori informandoli, incuriosendoli, rendendoli partecipi di una realtà che è di tutti e che tutti dovremmo amare.

Ci sono, poi, le pagine dedicate ai personaggi che hanno accompagnato la vita di molti di noi. Pagine di altra natura, più intime e personali, perché Cremolini, che li ha conosciuti a fondo e stimati con rispetto e fiducia nel loro operato, dichiara espressamente il suo affetto, la sua riconoscenza verso di essi. Sono quasi sempre i protagonisti della Spezia di ieri, gli uomini che hanno aiutato gli altri e che hanno amato la loro città. A costoro l’autore vuole rivolgere un doveroso omaggio rinnovandone e radicandone la memoria. Quando si tratti di persone ancora tra noi, l’atteggiamento affettuosamente riconoscente non muta, e l’intento è quello di farli conoscere meglio nel loro carattere e nel loro vero essere.

Che cosa troverà il lettore in questo libro?

La Spezia nella sua realtà più intima, che è poi quella dei suoi abitanti e di coloro che si impegnano per renderla degna di essere considerata bella, perché, tra colline e mare, bella la è senza ombra di dubbio, ricca di stimoli culturali, che le vengono dal suo glorioso passato e da un presente che cerca di superare gli ‘empasse’ dei cambiamenti epocali, in cerca di una identità moderna tra porto, turismo e salvaguardia della natura.

La Spezia è la vera protagonista di ogni pagina, anche quando, raramente a onor del vero, Cremolini si lascia sedurre dai fatti esterni: li commenta con la pacatezza e la lucidità di giudizio che gli è propria senza mai perdere di vista il ‘mondo piccolo’, per dirla con Guareschi, che si affaccia sul Golfo. E la sua scrittura, sempre precisa, circostanziata, attenta ai particolari, limpida e scorrevole, copre l’arco della recente storia spezzina con note di autentico amore per la sua città.

Donare agli spezzini questo libro è un atto di generosità letteraria, perché anche negli anni a venire resti vivo il ricordo di piccoli eventi (la grande storia è fatta proprio di piccoli eventi!) che costituiscono il vissuto autentico della città, che un tempo si perpetuavano nelle narrazioni familiari, ormai sempre più sporadiche perché soppiantate dai mezzi informatici e dalla mancanza di comunicazione e di ascolto. Eppure, è importante soprattutto per le giovani generazioni, conoscere il passato per comprendere il presente. Per questo motivo, la raccolta di Valerio Cremolini, dovrebbe costituire un testo utile anche a livello scolastico.

Con l’augurio che sia ampiamente compresa la sua importanza.

Rina Gambini

 

Pensieri e riflessioni di un uomo di teatro.

“È singolare che in Italia, per ricordare, o meglio rileggere, un grande scrittore occorra, come conditio sine qua non, una ricorrenza, un anniversario che lo riguardi: i cento anni dalla nascita di Quasimodo, o di Gadda, i trent’anni dalla morte di Pasolini, e via di questo passo.

Mi chiedo, insomma, per quale ragione si debba attendere una scadenza temporale per tornare ad occuparsi di un certo autore che meriterebbe per la sua profonda forza creativa una costante attenzione.

È accaduto anche per Umberto Saba: nel 2007, per i cinquant’anni dalla sua scomparsa, si è verificato uno straordinario risveglio d’interesse per la sua poesia e si è riscoperta intatta la sua freschezza e la sua possibilità immediata di entrare in sintonia con la nostra sensibilità di oggi, quando con umiltà ci si ponga davanti ad una sua pagina scritta, per comunicare ad altri l’emozione che da essa scaturisce.

 

“Saltimbanchi dell’anima” ha definito Palazzeschi i poeti, rappresentando se stesso nell’atto di porre una lente davanti al suo cuore per mostrarlo alla gente, affinché possa vedere meglio dentro di lui... e chi più di Saba corrisponde a questa necessità? Chi più di lui tende al recupero di temi, situazioni ed emozioni private che, al contempo, rappresentano simboli dell’esperienza e del sentire universali?

La poesia di Umberto Saba va ben oltre la retorica e la pura tecnica, si spinge al recupero della “memoria” e raggiunge un livello di purezza assimilabile a quello che riconosciamo nell’estasi infantile.”

 

dall’Intervento “Amai la verità che giace al fondo” di Alessandro Quasimodo