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Francesca Favaro
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Note Biografiche

Francesca Favaro è nata a Padova, città in cui vive e lavora. Dopo la laurea in Lettere presso l’Università di Padova, ha conseguito in questa stessa sede (presso il Dipartimento di Italianistica), il Dottorato di ricerca in Filologia ed Ermeneutica italiana nel 2003 e ha svolto, nel periodo 2003-2005, attività di ricerca con una borsa di studio post-dottorato; continua a intrattenere un’assidua collaborazione, sul piano sia della ricerca sia della didattica, con il Dipartimento di Italianistica.
È docente di Italiano e Latino al liceo classico Tito Lucrezio Caro di Cittadella (Padova).
Particolarmente interessata, come studiosa, all’indagine del rapporto tra la letteratura italiana e le letterature classiche, ha pubblicato le monografie Alessandro Verri e l’antichità dissotterrata (Ravenna, Longo, 1998); Nel segno di Ovidio. Giovanni Boccaccio, Luca Pulci e Lorenzo il Magnifico autori di metamorfosi (Bari, Ladisa, 1999); Le rose còlte in Elicona. Studi sul classicismo di Vincenzo Monti (Ravenna, Longo, 2004); Canti e Cantori bucolici. Esempi di poesia a soggetto pastorale fra Seicento e Ottocento (Cosenza, Pellegrini, 2007). Si è occupata inoltre di Cesarotti, di Winckelmann, di Foscolo e di Isabella Teotochi Albrizzi.
Nonostante il suo ambito di ricerca privilegiato si orienti sul periodo del Sette-Ottocento, si è dedicata di recente anche ad autori del tardo Ottocento-primo Novecento (tra cui Fogazzaro) e ad alcune scrittrici del Novecento (Paola Drigo e Anna Maria Ortese).
Il suo ultimo volume, Studi e sogni di letteratura (Empoli, Ibiskos Editrice Risolo, 2010), sviluppa una modalità di critica letteraria che alterna a pagine dal taglio saggistico pagine di scrittura creativa.
Collabora con varie riviste letterarie, accademiche e non; frequente è la sua collaborazione con la rivista «Poesia» dell’editore Crocetti di Milano.
Nel 2009 è apparsa la sua prima prova nell’ambito della narrativa, il volume Il ciliegio e altri racconti, Perugia, Ali&no editrice; nel 2011 la sua prima raccolta esclusivamente di poesia, il volume Luci (Cosenza, Pellegrini).

 

Letture 


Al mio Moreno

L’angelo, alla fonte della vita

(frammento lirico-narrativo ispirato al quadro di Giovanni Segantini
La fontana della giovinezza, Gli amanti alla fonte della vita, 1896)

L’angelo era lì.
Dove era sempre stato. Dove sarebbe stato sempre.
Splendido: le lunghe ali di cigno, soffici e delicatamente luminose, ripiegate sino a sfiorare l’erba e l’orlo della veste, bianca.
La fonte della vita gli zampillava tersa accanto. Anch’essa lì, dove era sempre stata, dove sarebbe stata sempre, a fluire dal tempo senza tempo della concordia, dalla frescura dell’Eden, palpitante del respiro di Dio.
Intorno fiori. Solo fiori (ma tutto, era in quei fiori) e cielo.
E di lontano, lungo una strada tracciata quasi sul filo dell’orizzonte, procedevano verso l’angelo (ma come sospesi, senza scorgerlo, in realtà) un uomo e una donna, uniti da un abbraccio, uniti dai reciproci sguardi: da un unico sguardo.
Quanti ne aveva già visti, di simili, l’angelo, immerso nella radiosità del suo imperituro presente? Innumerevoli... Innumerevoli frammenti dell’umano, impegnati lungo la via di un’ardua, impervia caducità eppure, sebbene tanto fragili e ignari, a loro modo impavidi e felici...
Quanti ne aveva visti passargli accanto, l’angelo, assorti, tutti, nell’attesa del proprio futuro incerto, quanti ne aveva sentiti sfiorare la sua fulgida identità a se stesso? Ciascuno con la sua piccola vita fra le mani, con la sua struggente, irripetibile unicità di fronte all’incognita del destino, un granello di sabbia nella clessidra del tempo, un battito di ciglia, un nulla!
E quanti, ancora, ne avrebbe visti passare...

E lui, così triste!
Così serio, così cupo!
Perché?
L’angelo, creatura perfetta di Dio, triste nel confrontarsi con la debolezza dell’umano?

Forse, l’angelo alla fonte della vita è immensamente, divinamente triste poiché sa – da sempre e per sempre, sa – che gli è negato conoscere l’ebbrezza dell’istante,
l’abbandono a un amore in cui si rischia e a cui si affida il senso pieno di sé,
il senso di un’esistenza breve e unica.
L’abbandono all’amore,
tragico e stupendo,
che,
immensamente.
è solo umano.

 

Francesca Favaro

Studi e sogni di letteratura

Ibiskos Editrice Risolo

Suddiviso in tre sezioni – Di miti e di poesia, Seduzioni (e inquietudini), Prose libere – il libro cerca di esprimere l’emozione della letteratura, sorretta e filtrata dal vaglio critico, con pezzi più o meno estesi, caratterizzati da una scrittura e da un taglio vari: a capitoli dall’impostazione fatalmente saggistica, si affiancano capitoli più brevi, ruotanti intorno all’accendersi di un’intuizione, illuminati dalla scintilla di un’analogia o un imprevisto accostamento anche fra arti diverse; nella terza sezione si concede infine spazio a una scrittura pienamente creativa, posta sul confine tra prosa e poesia, che scioglie in libertà espressiva le suggestioni di cui pure si alimenta.

(aletta di copertina)