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Poesia - Collana "L'ancora"
Poesia -  Collana "L'ancora"

Poesia - Collana "L'ancora" (21)

I marinai che anelano ad un momento di tregua dalle ardue peripezie della navigazione, “gettano l’ancora” in un luogo riparato: l’ancora “tiene”, il cuore riposa. Così la poesia: quando le ansie del vivere incombono, solo la poesia segna la pausa dell’animo. E come l’ancora, la poesia “salva”.

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La nuova raccolta poetica di Ildefonso Rossi Urtoler 

Quattro settimane per tornare ad essere se stesso, per riappropriarsi della propria vita, per riavere il controllo sulla mente e sul cuore. Quattro settimane per trasformare ogni spazio del giorno in uno spazio poetico, specchio di quel segmento interiore che, in quello scampolo di tempo, si è andato ricostruendo.

La psicanalisi affermerebbe che lo scrivere funge da una sorta di autoanalisi, che aiuta a rimuovere il problema inconscio. Ma per Rossi Urtoler il problema non è per nulla inconscio, è un problema vero, reale, dovuto ad una grande perdita, quella della moglie amata, che lo ha lasciato svuotato, incerto, senza volontà e, tanto meno, entusiasmi. Ha trascinato così alcuni difficili mesi, poi, in quattro settimane di poesia, ha salvato se stesso dall’annullamento.

Non dobbiamo fare l’errore di pensare che in un così breve tempo egli abbia superato il dolore, lo ha soltanto esorcizzato: la sofferenza della solitudine, del vuoto intorno e dentro, permane ed è visibile nei versi di questa bella silloge dalle intense note intimistiche, ma su quella, che porta soltanto annientamento di sé, prevale ora l’accettazione della volontà divina, la consapevolezza della precarietà umana, dello scorrere inesorabile della vita a cui bisogna sempre dare un senso.

Dalla Prefazione di Rina Gambini

Sample Image"Il punto di partenza dei suoi componimenti è sempre la natura, costante ispiratrice di profonde emozioni, sentite dall’autrice con tutte le corde del suo essere, in una serena, e insieme dolorosa consapevolezza delle lacerazioni insite nel vivere di ogni persona. È come se le immagini che giungono ai suoi occhi, che lei sa tradurre in parola lirica, risveglino nell’animo suo una serie infinita di analogie, di memorie, di sentimenti che legano il passato al futuro attraverso un presente che ha saputo far tesoro del bagaglio di esperienze da proiettare sul domani.
In effetti, in Rita Barbetti non c’è ripiegamento su se stessa, fatta salva una sottile vena malinconica, ma una costante spinta verso una vita ch’ella spera serena e appagante, ricca di amore. Una vita costruita in anni di militanza poetica, risvegliando attraverso l’arte, ch’ella ha coltivato sia applicandosi alla poesia, sia attraverso una creatività legata all’elaborazione di oggetti con elementi naturali, quali fiori o conchiglie, una voce che ha resi palesi e concreti i pensieri che via via maturavano nel suo intimo.
La Natura è per lei soprattutto il mare, quel lungo litorale della Versilia che, nei mesi invernali, si distende uguale, silenzioso e solitario, accompagnato dall’infrangersi dell’onda, ora lento e suadente, ora impetuoso e tormentato. In questo lungo arenile la poetessa passeggia immersa nelle sue emozioni, e vi coglie il palpito vero della vita; in questa assenza dei rumori assordanti della civiltà tecnologica ritrova se stessa e il suo cuore esulta nella speranza e nella pace."


dalla Prefazione di Rina Gambini

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DELFINA PROVENZALI

 

 

Era una eterna ragazza, Delfina… a volte di un candore e di una ingenuità quasi fanciulleschi, irreali, ed è questo certo il denominatore che più la accomunava a mia madre.

Se penso a lei mi viene in mente la fata turchina di Pinocchio o la madrina di Cenerentola, in versione leggermente più âgé: una donna minuta, ma forte; una nuvola colorata e delicatamente profumata; una specie di ninfa silvestre intorno alla quale danzavano le compagne muse Serenità, Gioia, Vitalità, Senno e Grazia.

Per lei non esisteva ostacolo che non potesse essere superato: riusciva sempre a trovare una soluzione per ogni problema, all’occorrenza faceva comparire la sua personale bacchetta magica, fatta di Caparbietà, Impegno, Perseveranza. Una roccia, sì, ma senza la durezza e la refrattarietà di quella!

Al contrario Delfina era una donna estremamente affettuosa, aperta e disponibile, generosa con gli amici… ricordo ancora con gioia tutte le occasioni in cui ci lasciò approfittare della sua bella casa ad Ibiza, che lasciava aperta a chi - come lei - volesse fare l’esperienza della meravigliosa sintesi di natura apollinea e dionisiaca che si incontra sull’isola. Era il suo modo di condividere il Bello con le persone che amava.

… Qualunque tentativo di resistere al suo charme avvolgente e suadente, qualunque sforzo per opporre resistenza alle sue richieste era destinato a fallire, perché Delfina sapeva conquistarti con un incredibile mix di forza e dolcezza… fino all’ultimo.

Ha concluso in un silenzio discreto e riservato una esistenza letterariamente costruita sulla riduzione delle parole al minimo irrinunciabile, su una limatura del linguaggio fatta di sottrazioni ed ellissi; questo labor limae l’ha condotta prima attraverso la parola taciuta per approdare poi alla parola muta, ancora più essenziale, scabra e ruvida come la pietra: le sue poesie parlano di vita, di amore, di natura, senza teoremi filosofici ma con nettezza quasi tecnica, scientifica, in un linguaggio che negli anni si è fatto sempre più “asciutto e roccioso” fino a generare una poesia “chimica e terrosa”, come ha scritto nella presentazione di Juvenilia il critico e poeta Gilberto Finzi.

Sono parole originali ed assolute, le sue, che assumono le sembianze di minerali e rocce che appartengono ad un tempo eterno, immobile.

 

Alessandro Quasimodo

 

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"Anna guarda avanti, e guarda al bene: sa che questo non è casuale, che deve essere perseguito e raggiunto, deve essere ricerca dentro di noi, prima di tutto, e poi negli altri, nei quali si deve individuare ciò che di buono hanno da dare. Se incontra il male, lo sente estraneo, il nemico da vincere con l’arma più efficace che possa esistere: l’Amore.

La poesia che nasce da questo atteggiamento non può che essere soave e limpida, permeata com’è di dolcezza e di tenerezza spontanea e sincera. Una poesia che sa donare emozioni aeree e delicate sensazioni di gioia interiore, come si sono dimenticate dai tempi dell’infanzia, quando si prediligevano i sentimenti autentici, genuini, puri.

Una poesia fuori moda? Si chiederà qualcuno.

Niente affatto, se mai una poesia che ricerca nel presente i valori del passato, ma quelli più vicini ad ogni individuo, quelli che più sono sentiti nel cuore degli uomini che non li hanno dimenticati. Come la poetessa, che li ribadisce senza alcun intento didascalico, ma soltanto con la volontà di perpetuarli."

dalla Prefazione di Rina Gambini

 

 Sample Image                                                                  La terra natìa ha ispirato, fin dai primordi, versi immortali ai poeti. Come non avrebbe potuto farlo una terra così ricca di bellezze, di storia, tradizioni, monumenti, come la Lunigiana, ad un poeta sensibile ed innamorato, quale Oreste Burroni?

Egli, che pure l’ha resa protagonista di tante liriche, è andato oltre il puro omaggio alla sua terra: ha concepito per lei un cantico, in cui tocca ogni aspetto, ogni sfaccettatura del territorio che va sotto il nome di Lunigiana Storica, inteso non come la sola valle che si estende dai piedi del passo della Cisa alla foce della Magra, bensì come enclave che abbraccia la medievale sede vescovile di Luni.

Borghi e città hanno uno spazio rilevante nello svolgersi del cantico, uno spazio descrittivo, che tende ad esaltarne le migliori caratteristiche ambientali e monumentali, ma non mancano personaggi del passato, che hanno fatta grande questa terra, e del presente, che ne portano avanti le tradizioni di cultura e di amore per i libri.

Un panorama vasto, che Oreste Burroni ha sviscerato, analizzato, ampliato con la passione che contraddistingue il suo operato di poeta, ma in cui, soprattutto, ha infuso il profondo affetto che lo lega ai paesi, ai monti, agli uomini di Lunigiana.

Il risultato di tanta fatica, però, è sicuramente esaltante: "Il Cantico della Lunigiana", sebbene di primo acchito spaventi per la sua lunghezza, appassiona e avvince il lettore, lo porta ad immergersi nel mondo di bellezza e di luce che lo contraddistingue. Non a caso, infatti, il poeta ha posto come sottotitolo "Il Poema della Luce": luce della storia, che investe i luoghi, teatro di millenari eventi; luce del cielo limpido di luoghi incontaminati; luce della poesia, che illumina i versi appassionati dell’opera; luce di una interiorità pura e partecipe, che è quella del poeta.

Rina Gambini

Sample ImageEllenico Borrelli - Gioco d'Amore

Ellenico Borrelli è poeta e narratore, ed è anche viaggiatore: nella poesia porta il gusto di narrare le proprie emozioni di uomo in viaggio nella vita, nella prosa quello del suo afflato lirico, in entrambe la sua vivacità intellettuale e l’irrequietezza che lo fa sentire “cittadino del mondo”. Borrelli, inoltre, è uomo immediato, spontaneo, dal carattere aperto, che sente il bisogno di comunicare con gli altri: per lui, quindi, l’esercizio della scrittura è uno strumento attraverso il quale meglio riesce a mettere a nudo il suo cuore. E ciò che emerge dai suoi testi, siano essi poesie o racconti, è la simpatia che nutre verso il genere umano, e che permane viva il lui al di là delle inevitabili delusioni e delle amare prese di coscienza. Egli, infatti, vede con chiarezza la degenerazione del mondo moderno, lo sfacelo della natura, i guai del materialismo, i compromessi della società, ma la sua fede nell’uomo non crolla, e il suo sguardo resta di un sereno, consapevole ottimismo.In questa raccolta di testi poetici e di brevi prose, che già nel titolo preannuncia il suo approccio alla scrittura (“Gioco”, perché non bisogna prendersi troppo sul serio, perché le cose fatte divertendosi sono le più belle, perché si deve conservare l’ingenua spontaneità dello svago infantile, senza per questo perdere di vista il presente; “d’amore”, perché con il sentimento più bello che esista l’autore si accosta all’arte e alla vita, al mondo ed ai suoi abitanti) Borrelli mette a nudo il suo animo, sia quando parla di sé che quando si abbandona alla fantasia. In effetti, lo scrittore pugliese (o, forse, lui preferirebbe “lombardo”, vista la sua lunga permanenza al Nord e il suo costante bisogno di ritornarvi) mantiene intatte le sue caratteristiche letterarie nei due generi, che danno voce a due “anime”, quella intimistica e quella fantasiosa. Due anime in perfetta sintonia fra loro, in quanto si compendiano e si risolvono l’una nell’altra. 

Dalla Prefazione di Rina Gambini

Sample ImageIldefonso Rossi Urtoler - Solo la Vita

Idelfonso Rossi Urtoler ha percorso, nella sua lunga carriera di poeta, tutta la gamma dell’ispirazione, fino a giungere a quel traguardo che lo fa riflettere sulla vita e sui suoi valori fondamentali. Vale a dire, giunge a questa silloge che, già dal titolo, preannuncia la sintesi di un percorso meditativo di grande interiorità: Solo la vita. Non che la vita appaia, come per incanto, nella sua lirica, anzi, vi è sempre stata presente, ne è sempre stata componente fondamentale.

Il suo è un percorso ininterrotto di poesia, che si sofferma su ciò che urge nel momento, sui temi che lo attraggono e lo spingono verso la stesura dei versi. Una raccolta all’anno, tappa mai definitiva, che si apre alla successiva in un continuum incessante di pensieri, sentimenti, ispirazioni pure e sincere. Fino a quest’ultima raccolta, che non conclude il percorso, ben inteso, ma compendia i cammini precedenti. Vi troviamo, infatti, la gioia, l’amore, la natura, e le riflessioni sulla vita e sulla morte, sempre con cuore attento alla fede in Dio. Vi troviamo i temi a cui il poeta ci ha abituato, ma sempre nuovi, rinnovati attraverso una mente fervida, uno sguardo lucido, un cuore sensibile.

 

MAURA  TAVELLA – “Per altre vie”  

Sample ImageUna donna parla di sé con esasperata passionalità, e nel suo dire vi sono tutte le donne del mondo, che vivono e soffrono isolamento e incomunicabilità con l’universo maschile. Maura Tavella, con sensibilità prettamente femminile, sente, ed esprime poeticamente, il rapporto tra uomo e donna come un legame che imbriglia le individuali, intime necessità di libertà per un istintivo bisogno d’amore, che è tipico di tutte le donne. La donna che esplode nella poesia di questa raccolta, dunque, è lei, col suo vissuto e col suo immaginario, ma con lei tutte le donne prigioniere delle convenzioni.

Il coraggio dell’onestà, della sincerità, della liberazione dal conformismo che attanaglia l’anima e impedisce di essere se stessi: questo è, per la poetessa, essere donna. E, se tante donne tacciono per pudore, per vergogna, o peggio, per convenienza, lei prova l’urgenza della denuncia, che la libera dai sensi di colpa per la sua intima, sincera, istintiva ribellione.

Fuggire dalla “gabbia dorata”, protettiva e fonte di sicurezza, per affrontare la vita, la passione, l’amore: questo l’imperativo categorico di una poetessa intrepida, che sfida le convenzioni sociali e che canta l’amore carnale come atto liberatorio da secolari catene, insieme all’amore dell’anima come condivisione di affetti e riferimento solido e consolatorio.

Attraverso questi motivi si svolge una poesia che è prima di tutto sfogo e illusione, ma anche battaglia combattuta, non importa se vinta o perduta, purché autentica e sincera: una poesia immediata, che sa trascinare con un ritmo incalzante e suggestivo, con la forza delle parole, che è specchio di quella del sentimento.

 

                                                                                                                        Rina Gambini

 

 

 

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PRIMA ALETTA DI COPERTINA  

 

Poesia solare, quella di Anna Giacalone, piena di luce del paesaggio e dell’anima, ricca di infuocate visioni e di ombre improvvise, che rispecchiano una velata malinconia.

Poesia mediterranea, dove cielo e mare si specchiano e si fondono con accesi colori, che via via assumono toni più lucenti, o più cupi, provenienti dal profondo del cuore.

Poesia della natura, che propone immagini aeree e soavi, mai astratte, sebbene sovente rispondenti a attimi di ripiegamento interiore.

Poesia spontanea e sincera, dettata da un mondo interiore di affetti profondi ed autentici, che sanno uscire dalla sfera familiare per abbracciare l’intera umanità.

Poesia da leggere, da gustare, da sentire e da amare, perché composta per vera passione ed offerta con la generosità di chi sa donarsi agli altri, non solo col gesto, ma soprattutto con la parola, per portare un alito di serenità all’ansia sofferta del vivere.

 

SECONDA ALETTA DI COPERTINA

 

Anna Giacalone è nata a Marsala, in provincia di Trapani e fino a quasi 25 anni, insieme ai suoi genitori, ha vissuto nella sua splendida città; dopo la morte prematura dei suoi, ha deciso di raggiungere sua sorella Caterina, che, insieme alla sua famiglia, viveva già a Brescia. Dopo aver svolto diversi lavori, nel 1981 ha iniziato a lavorare all’Ospedale Civile di Brescia. Nel 1986 ha conosciuto Mauro, che nel 1987 è diventato suo marito; dal loro matrimonio sono nati Davide, nel 1988, e Stefano nel 1990. Appassionata lettrice, coltiva molti altri interessi, soprattutto l’hobby della fotografia e quello del decoupage su vetro e su legno; da sempre grande sognatrice, proietta i suoi sogni nella poesia, l’ultima delle sue attività creative: sono sogni di felicità e di gioia, di affetti familiari e di ricordi di tempi passati, innocenti e puri, come il suo cuore che è rimasto fanciullo nonostante le tante vicissitudini della sua vita.

Iniziando a partecipare ai Concorsi letterari, ha ottenuto buoni risultati, con targhe e menzioni di merito. Pur non avendo pubblicato nessun libro individuale, le sue poesie sono presenti in numerose antologie poetiche.

 

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