
Poesia - Collana "L'ancora" (21)
I marinai che anelano ad un momento di tregua dalle ardue peripezie della navigazione, “gettano l’ancora” in un luogo riparato: l’ancora “tiene”, il cuore riposa. Così la poesia: quando le ansie del vivere incombono, solo la poesia segna la pausa dell’animo. E come l’ancora, la poesia “salva”.
Pina Paduano è nata a Portoferrario, nell’Isola d’Elba, nel 1927, ma è vogherese d’adozione, e attualmente risiede a Salice Terme, nell’Oltrepo Pavese. È stata traduttrice dall’inglese dei “Gialli Mondadori” sotto la direzione prima di Alberto Tedeschi e successivamente di Oreste Del Buono, ora è collaboratrice del “Giornale di Voghera”.Nel 2005 ha ricevuto la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica Italiana per la poesia, nell’ambito della V edizione del Concorso Letterario Nazionale L.I.T.A.Il suo amore per la scrittura, che l’ha accompagnata per tutta la vita, ha avuto inizio con una poesia composta nel 1936: da allora la scrittura le dà il piacere di sentirsi unita agli altri, trasmettendo loro le sue emozioni. Ella, infatti, ama la vita in tutte le sue manifestazioni, e ritiene che la Poesia ne sia un elemento indispensabile.
Vivide e fresche come un fiore, scaturite da un cuore che sa costantemente rinnovarsi nell’intensità del sentimento, le poesie di Pina Paduano si offrono alla lettura come espressione immediata dell’amore.Semplici e delicate, contrassegnate da un linguaggio limpido e puro, in cui ogni singola parola ha il peso determinante del significato a cui vuole pervenire, le liriche si snodano attraverso un percorso lineare ed armonico, che ripercorre il filo del vissuto.La delicatezza del ricordo, la sua profonda interiorizzazione, muovono attorno alla figura dell’amato con esattezza di linee evocative. Il significato delle composizioni, però, travalica i confini dell’intimo e dello strettamente personale per assurgere ad esempio universale di comunione affettiva e spirituale col compagno di vita. In questa prospettiva neppure la morte può scindere un legame che si è protratto nell’arco di lunghi anni, e la poetessa è capace di rinvigorirlo tenacemente sulle ali della memoria e nella rievocazione dei momenti felici del passato, travalicando i limiti del tempo e dello spazio.A fare da contorno al sentimento, da cui nascono i versi, la natura nel rigoglio della sua pienezza accompagna gli episodi salienti della vita dei due protagonisti di questa silloge poetica, dal loro romantico, indimenticabile incontro all’attuale solitudine di lei, che pure sente ancora vicini i felici momenti della vita: “Nessun tempo, nessun tempo”, infatti, è trascorso da allora, ché tutto è presente e vivo in lei.Una poesia dell’anima, quella di Pina Paduano, nata spontaneamente e coltivata come un fiore che sboccia nel giardino del cuore, con i colori vivaci della felicità e la rugiadosa evanescenza del pianto, che è l’espressione di un amore di donna, che sa combattere la sofferenza e librarsi nelle immense, autentiche e sincere dimensioni del sentimento più puro. Rina Gambini
Stille di rugiada di Dallera Mirko, Guaragna Amalia |
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Editore : Le Edizioni del Porticciolo (c) Amalia Guaragna - Mirko Dallera |
La poesia è il mondo del sogno e della visione: “visionario” chiamava Giovanni Paolo II il poeta, che riusciva a “vedere” al di là della concreta esistenza un mondo superiore. «Il poeta può trattare i concetti filosofici, non come materia di discussione, ma come “materia di visione”», scriveva, indicando in Dante l’apice della “immaginazione visiva”. Ebbene, Aurelia vede, “immagina” una realtà che trascende il contingente e realizza un quadro di vita che è, a sua volta, riflessione sui molti aspetti dell’animo umano.
Il materiale su cui lavora è la sua personale esperienza, quel suo affrontare e misurare gli eventi col metro degli affetti, senza calcoli e senza aspettative, soltanto “sentendo” intensamente e “vedendo” con gli occhi del cuore, con quell’intelligenza che scompone e ricompone i momenti dell’esistenza. Aurelia ha in sé la libertà che le deriva dal suo porsi, nei confronti della vita, in una posizione di pura e autentica partecipazione, emotiva e riflessa, che si apre all’ascolto dell’indicibile.
Le persone alle quali dedica i suoi carmina sono quelle che la circondano, i famigliari, gli amici a cui è legata da un rapporto profondo, i momenti che le hanno dato emozione o che considera fondamentali nel rapporto interpersonale che la unisce agli altri. Ma la definizione di queste persone e degli episodi che le hanno ispirato la composizione lirica, sfuggono dalla concretezza, si sfumano in qualcosa di più alto e più intimo: l’aspetto fisico, lo sguardo, l’atteggiamento, i moti del corpo, altro non sono che lo specchio interiore, l’essere ciò che non sempre appare e non viene percepito dalla superficialità dilagante, che lei, invece, da “visionaria” dell’anima, vede con assoluta chiarezza.
Dalla Prefazione di Rina Gambini