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Ester Cecere - "Fragile. Maneggiare con cura"
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Nota dell’autrice

Perché dare ad una raccolta di poesie un titolo come "Fragile. Maneggiare con cura"?

Un titolo che richiama immediatamente alla mente i trasporti, i traslochi? Perché quando si trasloca spesso si movimentano oggetti fragili, a volte anche di valore, che possono rompersi facilmente; pertanto, è necessario usare la massima attenzione nel maneggiarli. In caso di danno di oggetti di valore, si chiede anche un risarcimento. Addirittura per degli oggetti, per preziosi che siano si pretende di essere risarciti! E le persone? E le loro anime? E i loro sentimenti? E la loro dignità? Non sono fragili anch'essi? Non sono degni di essere “maneggiati con cura”, trattati con la massima attenzione, delicatezza? Spesso si ferisce il prossimo per superficialità, disattenzione, distrazione, a volte lo si fa di proposito con cattiveria, malignità. Si calpestano così affetto, amore, attenzioni, aspettative. Talvolta sono le stesse vicende della vita a "maltrattare" la nostra anima e i nostri sentimenti e quando ciò accade spesso ci ritroviamo soli a fronteggiare avvenimenti dolorosi senza il prezioso conforto della condivisione, dell'ascolto da parte di qualcuno da cui ci aspetteremmo questo tipo di vicinanza. Ed ecco che si affaccia, amara, la disillusione. Ed ecco che i sentimenti ne escono "lesionati", a volte percorsi da crepe più o meno profonde, altre volte decisamente frantumati. Ma l'istinto di sopravvivenza è fortissimo in ogni essere vivente e quindi si va avanti. Sembra incredibile ma anche il nostro sentire può essere riparato, i frammenti vengono raccolti uno a uno e incollati. Tuttavia, un sentimento rattoppato sarà come un vaso cinese dall'inestimabile valore rottosi e ricomposto, non sarà mai più di grande pregio. E quindi, quello che sopravvivrà sarà un simulacro del sentimento originario, una volta genuino e gioioso. Le persone potranno anche continuare a frequentarsi ma l'affetto, l'amicizia, l'amore, l'empatia non esisteranno più. Si reciterà, quindi, una farsa. E le parole, gli atteggiamenti, le disattenzioni, le incomprensioni, le illusioni che hanno portato alle lesioni dell’anima e delle sue espressioni riemergeranno nei momenti critici, saranno i fantasmi cattivi del passato, e solitudine, nostalgia, rimpianto prenderanno il sopravvento e... "da soli andremo avanti percorrendo la nostra strada disseminata di cocci".

Del resto, la grande Oriana Fallaci nel suo romanzo Insciallah così si esprimeva: "Incredibile come il dolore dell'anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce di aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare".

Nel suo piccolo, questa silloge vuole richiamare l'attenzione sulla fragilità dell’anima.