Maria Altomare Sardella |
Note biografiche
Abilitata all’insegnamento di Lettere, Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione, ha insegnato Lettere in Istituti di Scuola Media Superiore.Nel 2020 Il Rio Edizioni pubblica la raccolta di racconti Nuove dall’hinterland; Transeuropa Edizioni pubblica la raccolta di poesie Non è più ieri e il primo volume dei suoi testi teatrali con i drammi Stazione Centrale e Tre minuti alle quattro. Fra il 2016 e il 2020 le pièces storiche Giovanni degli Umiliati, Il suono dello Spirito e Quel 10 dicembre 1252, Premio Philobiblon Italia Medievale 2020, sono in scena per le manifestazioni Ville Aperte di Monza Brianza. Dal 2009 al 2017 scrive racconti con il titolo Le storie per la rivista L’Alfiere, organo dell’Accademia fiorentina Vittorio Alfieri. Nel 2008 Besa Editrice pubblica la raccolta di poesie Più importante del pane. Altri suoi testi sono stati pubblicati dalla Biblioteca Circoscrizionale Città Alta di Bergamo e dalle riviste “Hystrio”, “Il Convivio”, “La Vallisa”, “La Ballata”, “Poeti nella Società”. Recensioni Un articolo del Giornale di Seregno, ottobre 2020
NUOVE DALL’HINTERLAND di Maria Altomare Sardella note critiche di Maria Rizzi, pubblicate sul blog Alla volta di Leucade il 7/11/2020
La Raccolta di racconti di Maria Altomare Sardella “Nuove dall’hinterland” delle Edizioni Il Rio, risulta quanto mai aderente al significato del titolo, in quanto narra una serie di vicende che accadono nel territorio che circonda la grande città. Si potrebbero definire storie metropolitane per l’impegno sociale che l’Autrice profonde in esse riuscendo a essere variegata, ricca di pathos e al tempo stesso tesa a evitare l’elemento autobiografico. Noi siamo i libri che scriviamo, per cui non possiamo prescindere dai nostri sentimenti e dai nostri pensieri, ma la Sardella sembra riuscire a descrivere i propri personaggi con un’obiettività neo - realista. I ventidue racconti, che a livello stilistico rivelano indiscutibile nerbo narrativo, capacità di strutturare ogni testo in modo organico, forza espressiva e raffinatezza, catturano il lettore in virtù della loro aderenza alle storie che siamo chiamati a vivere quotidianamente. Rappresentano lo specchio delle nostre esistenze nei tratti tristi, sofferti, caldi e autentici. Nonostante prevalgano gli aspetti penosi o addirittura drammatici la Nostra possiede il dono di terminare tutte le vicende in levare. Le vibrazioni dell’anima hanno il sopravvento sulle umane brutture e sulle chiuse si stende un velo di dignità e spesso di dolcezza. Alcuni dei testi più coinvolgenti riguardano gli animali, miracoli della natura, al pari dell’uomo e, nell’approccio dell’Autrice, dotati di qualcosa di magico, negato agli esseri umani. Cito Silvestro, il gatto del quarto racconto e Dees, il cane che regge da protagonista la sesta vicenda, visto che la Sardella attua l’espediente stilistico di renderlo l’io narrante. Il testo risulta di rara, ardente purezza, nonostante Dees racconti, con linguaggio perfettamente ‘canino’ le miserie del suo amico - padrone Gerardo e della compagna Sarra. Termina in crescendo straziante e si resta impressionati dall’abilità della scrittrice, che riesce a coniugare più elementi narrativi, tra i quali l’atmosfera di suspence, che accompagna il lettore fino alla fine. Le tematiche del libro persuadono e seducono per la continua variazione degli argomenti trattati. Donne sole, perse nei territori dei ricordi, come Rosa o Lorenza, che in modi diversi, commuovono e mettono in rilievo l’umanità dell’Autrice nel visitare le zone d’ombra dell’esistenza. Storie familiari, di amori andati alla deriva, forse mai nati, trascinati in nome dei figli, o per nudo senso del dovere, o per la triste convinzione che non possa esistere nulla di diverso. L’amore è presente in tutti i racconti dell’Autrice, ma viene analizzato in tante sfaccettature, mai reso banale o stereotipato. Il riferimento al realismo trova concretezza nell’evocazione di alcuni personaggi del Verga, ma la Sardella, pur scegliendo creature delle periferie, crea una corrente artistica lontana da quella del celebre Scrittore siciliano, in quanto non scolpisce i tratti delle proprie creature affrescando le loro brutture, ma definendo i contorni delle vicende con una pietas che risulta la carta vincente dell’Opera. Ella sa centrare il senso dell’Arte esprimendo una gamma emotiva che parli all’osservatore e renda visibili, palpitanti le sue creature. Non consente a noi lettori il distacco affettivo dai numerosi personaggi, scandaglia le loro anime e le nostre stendendo il suo elegante balsamo sulle realtà ferite e ricordandoci che anche tra i labirinti di tetti e antenne i sogni possono avere lievi momenti di risveglio. Roma , 07/ 11 / 2020 Maria Rizzi NarrativaNuove dall'hinterland
Poesia Più importante del pane
Non è pù ieri TeatroStazione Centrale Tre minuti alle quattro
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