Marco Angella |
Note biografiche
Marco Angella è nato a Pontremoli (MS) il 25 aprile 1970. Si è laureato in Lettere nel 1994 con 110 e lode presso l’Università degli studi di Parma discutendo la tesi Origine e storia di una sala all’italiana del ‘700: il Teatro della Rosa di Pontremoli, segnalata con una targa all’ XI Premio Lunigiana Storica (2000). Abilitato nelle classi di concorso A043 e A050 dal 2002. Nel 2007 è entrato in ruolo come insegnante di sostegno nella scuola primaria. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 1998, ha collaborato con il quotidiano La Notte di Milano e con il periodico reggiano Gli Appunti; collabora tuttora con il quotidiano Il Tirreno e con il settimanale cattolico Il Corriere Apuano. Dall’aprile 2012 è socio ordinario della Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi sezione di Pontremoli. Sue ricerche di storia locale sono state pubblicate sull’Archivio Storico per le Province Parmensi, su Studi Lunigianesi, sul terzo Quaderno dell’emigrazione toscana, sul Giornale Storico della Lunigiana, su Nuovi Studi Livornesi, su Cronaca e Storia di Val di Magra e su Il Porticciolo. E’ autore dei libri Racconti Lunigianesi (Montedit, Melegnano 2009) e Versi mannari (Ibiskos - Ulivieri, Empoli 2010), nonché dell’e-book Musica e teatro a Pontremoli nel secondo periodo lorenese (Pragmata, Roma 2012). Recentemente ha pubblicato assieme ad Antonio Bazzigalupi e Paolo Lapi il volume Il cammino della Misericordia di Pontremoli nei secoli. 1262-2012 (Greco & Greco, Milano 2013) in occasione dei 750 anni del sodalizio di volontariato. Ha ottenuto i seguenti riconoscimenti: primo posto al premio Sigillo dei Poeti 2008 Città di Genova nella sezione L’emozione del ricordo con il sonetto Monsignor Marco Mori; primo posto alla XXIV Edizione del Premio Nazionale di Poesia Rosario Piccolo (2013) di Patti (Messina) nella sezione Binomi Poetici (Categoria Inediti Sezione B Tradizionale) con Madre e Il piccolo fratello; secondo posto al Premio Nazionale di scrittura essenziale Brevis 2006 di Barbariga (BS) nella sezione endecasillabo con Brevis; 11° posto al Premio Fonopoli – Parole in movimento, Roma 2003 con La torre di Babele; Premio della Giurìa con il libro Versi mannari al Concorso di Poesia e Narrativa Cinque Terre – Golfo dei Poeti 2012; Menzione d’onore alla II edizione del Premio internazionale Augusta Taurinorum 2004 con Sacro cuore di Gesù; Menzione di merito al IV Concorso internazionale di poesia Città di Campi Salentina 2005 con Alfabeto mannaro; Menzione speciale alla I edizione del concorso Sinfonia dialettale 2008 di Roma con la poesia in dialetto pontremolese Din din din dan, din din din dun; Segnalazione di merito al Premio Letterario di Poesia Nicola Rizzi di Venezia Mestre (2008) con la poesia in dialetto pontremolese Al méstar (Giulio Tifoni); Menzione d’onore al Premio Santuario di Nostra Signora delle Grazie di Valsorda 2009 di Garessio (CN) con il racconto Voci, ispirato alla storia del Santuario di Valsorda. Suoi versi sono stati pubblicati in antologie di supporto didattico per le scuole (Al centro delle parole, Book Editore 2006 e Un orizzonte di voci, Book Editore 2007), in raccolte curate da diverse case editrici, nei quaderni di poesia Il Calamaio degli anni 2006 e 2007 (Book Editore) e nel periodico dell’Associazione Culturale Arthena Libere Luci (n. 4, anno 2013), diretto dal poliedrico artista Angelo Tonelli. Altri suoi testi appaiono in antologie straniere e sono stati tradotti in spagnolo (Paradisiaca sensación poética, in AA.VV, Solamente palabras, Centro de Estudios Poéticos, Editor Manuel López Rodriguez, Madrid 2003, p. 23), in inglese (Homage to a Piedmontese, in Poeti italiani nel mondo – Italian Poets in the World, Book Editore, Castel Maggiore 2006, pp. 22-23; 21.37, in Poesie oltre i confini – Poetry beyond the borders, Book Editore, Castel Maggiore 2007, pp. 38-39) ed in greco (Kurdistan, in V Festival della Poesia, Argonautes di Salonicco, Idrogios 2009, pp. 22-23). La sua attività come autore emergente è stata oggetto di recensioni ed è seguita e apprezzata da vari critici e studiosi, tra cui Roberto Rizzoli, Maria Maestri, Riccardo Ponti, Vincenzo Zanetto, Enrica Carli, Aldo Vigna e Cristiano Mazzanti.
Note critiche
V. ROBERTO RIZZOLI, critico della Book Editore di Castel Maggiore (Bologna) A conferma di una sensibilità culturale e linguistica elegante, che scandisce l’accadere esistenziale, Marco Angella si affranca da certa scrittura descrittiva per significare una forte singolarità eidetica. I suoi testi, impreziositi da una polivalenza strutturale che raramente accade di poter incontrare, inducono ad una forte ponderazione, quasi che il pensiero del poeta conducesse il lettore nella realtà del mondo. La pregiata elencazione di “Alfabeto mannaro”, ad esempio, tra raffinatezze linguistiche e intriganti immagini verbali, dove la successione dell’alfabeto assume di volta in volta una forza significante di singolarissima efficacia, bene si affianca a poesie diverse come “La Torre di Babele” o “2003”, perché sempre pungolano l’intelligenza del lettore.
Da AA. VV. Al centro delle parole. Antologia di poeti contemporanei con un’appendice di poeti classici, Le Muse, Book Editore, Castel Maggiore 2006, pp. 30-33 (Testi: Paradisiaca sensazione poetica; Alfabeto mannaro; 2003; La Torre di Babele)
MARIA MAESTRI, critico della Book Editore di Castel Maggiore (Bologna) È una sfida lanciata e vinta contro la mediocrità dell’espressione, quella che in poesia Marco Angella conduce con efficacia ed energia. I suoi testi hanno la modalità di una raffinata adesione con la realtà, ne seguono il tempo, ne scandiscono i passaggi umorali. L’orizzonte descrittivo non si ferma alla superficie del racconto, ma affonda nei risvolti delle emozioni. Ecco allora il formarsi di allegorie e sinestesie tanto inusuali quanto affascinanti: “La città del libro è a tavola / Militari e civili bandeggiano / Assaporiamo gusti familiari”; oppure quando con volo silenzioso “Gli aironi sfiorano la tavolozza del mare / dipingendo il cielo di un appetitoso azzurro”, dove il colore assume sostanza e sapore di un’impronta di riuscitissima immagine poetica. Angella non ripete mai se stesso e tuttavia conserva nella diversità delle liriche una riconoscibile valenza dialettica che conquista e induce al confronto, alla discussione con le proprie “armonie di orizzonti”. Da AA.VV. Il Calamaio 2006. Quaderni di poesia, Collezione Minerva, Book Editore, Castel Maggiore 2006, pp. 8-17 (Testi: Macchie portuali; Sebastiano labronico; San Giuseppe 2006; Sacro cuore di Gesù; 153 km; Asfestivo; Cacciucco; Preghiera; E il prato; Maestro).
RICCARDO PONTI, critico della Book Editore di Castel Maggiore (Bologna) Quella di Angella è una ricerca profonda vòlta a preservare e ad evidenziare quegli aspetti estetici che questo mondo pare voler distrarre sempre più. Queste liriche sono la reale dimostrazione di come la poesia possa ancora significare il supporto ideale di sensazioni atemporali e collettive. Vogliono infatti essere “un omaggio ad un grande poeta da parte di un cittadino qualsiasi di questa penisola”. Il poeta è naturalmente Giovanni Pascoli, che qui ritroviamo nel raffinato racconto di un viaggio nella Valle del Serchio e di una visita al piccolo borgo di Castelvecchio Pascoli, tra suggestione e rapimento.
Da AA. VV. I Pensieri del cuore, Collezione Minerva, Book Editore, Castel Maggiore 2006, pp. 12-13 (Testi: Il diavolo e l’acquasanta; Castelvecchio)
VINCENZO ZANETTO, critico della Book Editore, Castel Maggiore (Bologna) Marco Angella è un autore straordinariamente atipico nel panorama della nostra poesia contemporanea. Riesce infatti a coniugare la misura di una parola e di un verso esatti e necessari nel dialogo poetico rivolto alle più diverse esperienze della sensibilità. Ecco allora i profili raffinati di “Monsignor Marco Mori” o dei passaggi al Tempio francescano di Pontremoli; ecco i risvolti umani delle “visioni tanzaniane”, fino allo splendido “quadro della realtà e delle emozioni” che il poeta ci porge con “1 Aprile 2003”: qui l’estetica penetra nell’etica con l’insistenza anaforica di un “vedo” che si impone come riflessione critica, perché “la democrazia non si esporta con le bombe”. Da AA. VV., Un orizzonte di voci. Antologia di poeti contemporanei con un’appendice di poeti classici, Le Muse, Book Editore, Castel Maggiore 2007, pp. 10-13 (Testi: Monsignor Marco Mori; Al tempio francescano di Pontremoli (1503-2003); Visioni tanzaniane; 1 aprile 2003)
ENRICA CARLI, critico della Book Editore, Castel Maggiore (Bologna) Se fosse necessaria una conferma su come la poesia possa assumere un ruolo fondamentale nell’esistenza di ognuno di noi, queste liriche di Marco Angella potrebbero stigmatizzarne la forza vitale. Toccato dal dolore della scomparsa (novembre 2006) del suo carissimo padre, Angella ha voluto donare ai lettori una serie di poesie che si aprono con un testo iniziato quando il papà era ancora in vita e concluso pochi mesi fa, proprio al centro di una stasi creativa in cui il poeta cercava di “addomesticare il dolore”. Ecco quindi che da questa poesia, che ha in sé il segno di una ripresa, di una continuità che unisce l’interiorità del dolore personale all’ascolto del lettore, si svincola un dialogo musicale e intimo fatto di immagini intensissime, fino alle singolari liriche finali (particolarissima “Virtual sax”, recensione in versi di un brano di un saxofonista), che tornano indietro nel tempo in una circolarità che ci fa percepire il tono fondante del dialogo tra le persone.
Da AA. VV., Il Calamaio 2007. Quaderni di poesia, Collezione Minerva, Castel Maggiore, Book Editore 2007, pp. 18-27 (Testi: Siena con papà; Natale amaro; San Terenzo; Portovenere; Tellaro; Levanto; La Serra; Virtual Sax; Germania 2006; L’anima del ‘900)
ALDO VIGNA, critico della Book Editore, Castel Maggiore (Bologna) Quello di Angella è un raro e felice esempio dell’incontro tra l’epifania della parola lirica e la musicalità della struttura metrica; il poeta ci propone due singolarissimi e fascinosi testi: il primo, in forma mirabile di sonetto, dedicato alla manifestazione fiorentina “100 cantori per Firenze all’improvviso Dante”, il secondo evocatore dell’Ordinazione Episcopale del conterraneo Mons. Alberto Silvani, ora Vescovo a Volterra. In questi versi il tempo si dilata e oltrepassa quei confini che i rapidi mutamenti socio-culturali vorrebbero imporre anche alla parola poetica, donandoci una poesia sempre viva nel tempo presente. Da AA. VV. La poesia delle parole. Antologia dei poeti contemporanei per affermare e difendere i veri Valori dell’Uomo, Collezione Minerva, Book Editore 2007, pp. 20-21 (Testi: 100 cantori per; Toscana in cammino)
Pubblicazioni
Marco Angella, Versi mannari, Il Quadrifoglio, Ibiskos - Ulivieri, Empoli 2010 [Finalista al 7° Concorso Internazionale Autori per l’Europa 2009] Prefazione di CRISTIANO MAZZANTI, critico della Ibiskos - Ulivieri di Empoli
Pontremoli: nodo ferroviario nevralgico che con i suoi chiasmi di binari ritma gli itinerari dell’Italia centrosettentrionale. Questa silloge dell’autore pontremolese invita il lettore ad un viaggio particolare sui binari della poesia. Non manca la colonna sonora del treno con la sua musica di passaggi sugli scambi; le rime che mettono in moto le parole con immagini cinetiche come dalla Gestalt del finestrino; il sonetto luccicante come le scintille del mare sulla costa delle Cinque Terre, le composizioni che dalla poesia di semplice parola si trasformano in spartito musicale anche per canzoni da battaglia con scansioni “Rap” come in “Vedo”, visione tragica che passa in rassegna gli orrori della guerra. L’autore, prendendo le mosse dalla sacralità talassica della “Piccola Lourdes”, con tutti i richiami dei monumenti religiosi, confessa: “Ai pescatori invidiavo le reti. Conobbi la potenza dei poeti” (pag. 9) e questa raccolta lo “incorona” pescatore di parole filtrate attraverso le maglie dei sentimenti, degli affetti, dei ricordi. I genitori, più volte evocati dalle onde dell’anima e dalle profondità del mare della vita, accompagnano la scansione delle pagine con all’orizzonte le immagini dei Santi che arrivano fino alle soglie ambrosiane. Nella ricerca della rima, e nella scioltezza del sonetto, non manca una vena paesaggistica da bozzettismo fuciniano come in alcune “poesie-elenco” con il loro duello semantico si nota uno spirito di Prévert nell’ostentazione dell’assurdo della realtà rivestito di parole. A questo tema non è solo dedicato l’“Alfabeto mannaro” che dà il titolo al libro ma anche la poesia sulla Torre di Babele, perfetta descrizione del crogiuolo mediatico dove affogano appunto i significati delle parole alla deriva orwelliana. Gli “aculei della fantasia” hanno fatto molte prede con queste descrizioni di una lirica descrittiva che porta anche i profumi dei limoni di Montale con versi levigati come ossi di seppia sotto la statua del Gigante di Monterosso. Fra le molte preghiere nascoste all’ombra dei chiostri dei versi da sottolineare le riflessioni per la morte di Woytila: l’annuncio con il presente che però entra nell’infinito, cioè nell’Eternità. Fra le lacrime universali quelle dell’autore fatte d’inchiostro che servono per continuare a scrivere sul libro dell’impegno e della speranza.
RECENSIONE al libro di poesie Versi mannari
Sentimenti, pensieri ed eleganza della forma nei Versi mannari di Marco Angella, in “Il Corriere Apuano”, 25 dicembre 2010, p. 3.
Il titolo delle 7 brevi raccolte di poesie di Marco Angella è “Versi mannari”, con uso di un aggettivo certamente da decodificare (mannari = pontremolesi legati alla nota poesia di Luigi Poletti?, o simbolo della poesia che dà la raffinatezza dell’essere a malati uomini-lupo?). Il piccolo volume, finalista al Concorso Internazionale Autori per l’Europa 2009, in elegante veste tipografica, è stato presentato nella sala del Quattrocento nel palazzo comunale di Pontremoli il 18 dicembre a tanti amici estimatori di Marco, giovane insegnante di multiformi interessi culturali e pratiche di scrittura. L’iniziativa era a cura dell’assessore alla cultura Caterina Rapetti e dell’Associazione Culturale Pontremolese “Vasco Bianchi” e le parole di presentazione e di analisi testuale sono state di Alfredo Bassioni e di Maria Luisa Simoncelli Bianchi. Le piccole sillogi del volume rivelano ampiezza di richiami, forse anche inconsapevoli, a poeti del repertorio moderno, citati da Bassioni, amico di Marco fin dall’infanzia, quando giocando insieme anche si domandavano quale sarebbe stato il “verso” della loro vita futura. La materia dei versi ora trovati tocca tanti spazi interiori di emozioni, di tenere memorie della mamma e del “fragile glorioso padre”, il maestro Angella, di miracolose visioni realistiche degli strapiombi rocciosi delle Cinque Terre e degli orizzonti liquidi, luminosi, sonori del mare che si aprono di fronte. Ci sono poesie di impegno civile contro la guerra (Iraq, oppressione dei Curdi), ma “nessuna bomba annienterà la poesia!” C’è denuncia contro “gli astrusi giochi verbali; uno sciabordare confuso di parole che cozzano l’una contro l’altra, roboanti inni al nulla di egocentrici esibizionisti”. Quanto è vero! Appassionato di ricerche storiche, Marco fa bei versi sulla chiesa di San Francesco, sul “teatro fluviale” dei ponti quando si celebra il fraterno antagonismo dei falò, pensa a Francesca che in Tanzania “fra trame di storie tribolate / trova speranze”, prega la “Madonna del Popolo” perché tenga “uniti di fronte alle pesti del terzo millennio noi germogli vitali dell’arcobaleno cristiano”. Tutto nel cuore di uno che si dice “artista casual jeans analfabeta”. Astuzia o autentica modestia? Altro che analfabeta! Di canto e metrica, forme indispensabili al far poesia, se ne intende e come!
Marco Angella, Racconti Lunigianesi, Collana Le Schegge d’oro (I libri dei premi), Montedit, Melegnano 2009 [pubblicazione realizzata con il contributo de Il Club degli autori in quanto autore finalista nel concorso letterario “J. Prévert” 2008] Prefazione di MARIA LUISA SIMONCELLI BIANCHI (Presidente dell’Associazione culturale pontremolese “Vasco Bianchi”)
Sei brevi racconti per dire con forza eventi e visioni dell’amata Lunigiana. Marco Angella, da un poderoso deposito di tessere di memoria storica e da spigolature erudite fa scaturire con originalità brillanti intrecci di “fabula” narrativa e non tralascia illuminazioni su amate figure. Il supporto storico, ambientale e culturale, alimenta una fervida articolazione fantastica e visionaria, con avventure che portano su e giù nel tempo, suscitano arguzie ironiche e giochi onomastici in un divertito inventare scenari. L’immaginario si coniuga pure con un consapevole sermoneggiare critico che dà la cifra di una regione storica detta Lunigiana oggi alquanto inconcludente. Entrano in scena eventi epocali per il paese natìo, è evocata la potente gran contessa Matilde, ci sono gli incanti paesistici. “Creare qualcosa dove non c’è” colma il vuoto e “le figure sono ciò che tu vuoi”, i loro gesti sono resi “immortali” dalle “armonie” di suoni e immagini: quelle “lunigianesi” percepite a Tellaro dalla delicata figura di un bambino che noi (a)normali diremmo diversamente abile, ne trasformano con gioia sostanziosa l’esistere: epilogo che svela (forse) perché e come sono nati questi Racconti.
RECENSIONE sul libro Racconti Lunigianesi Antonio ZANNI, Sei racconti che aiutano a pensare, in “Il Corriere Apuano”, 20 giugno 2009, p. 3 “Sei brevi racconti per dire con forza eventi e visioni dell’amata Lunigiana. Marco Angella, da un poderoso deposito di tessere di memoria storica e da spigolature erudite fa scaturire con originalità brillanti intrecci di fabula narrativa e non tralascia illuminazioni su amate figure”. Così Maria Luisa Simoncelli Bianchi in presentazione di “Racconti Lunigianesi”, uscito in libreria in questi giorni nella collana Le schegge d’oro della Montedit di Melegnano (MI). Un opuscoletto di una cinquantina di pagine, da leggere in un fiato, e caso mai rispogliare a ritroso per paura di non aver capito bene. Perché una cosa è certa: quei sei racconti sono capaci di suscitare almeno un’emozione nuova e inedita anche in lettori smaliziati. Se sei nato o vivi in Lunigiana tu non sei la tua biografia, punto e basta. Sei il segmento di una storia intricata e antica con date e personaggi che hanno impregnato te come le strade, le pievi e i monasteri, i borghi, i castelli e i sassi tutti di questo territorio, fino a perdercisi per sconfinare e farci risucchiare nel mito. E così si può girare per Pontremoli e inciampare in una specie di parchimetro a monetine in funzione di macchina del tempo che ti proietta nelle date prossime e lontane che hanno scandito la tua carriera culturale a 110 e lode assieme a quelle dei fatti e misfatti che l’hanno preceduta nei secoli. C’è la vocazione coltivata del topo d’archivio d’altri tempi e d’altri strumenti, conclusa da un epitaffio da Spoon River leemastersiano – al pòvar sém – nel cimitero monumentale di una fanta(disney)landiana città fin troppo facilmente identificabile. C’è la Grande Contessa incombente dalla vicina inespugnabile rocca di Canossa appena di là del Lagastrello per penetrare la segreta anima della quale non bastano i libri, ma ci vuole, con Clio che pone sul monte dei secoli il piede, anche il canto poetico di Calliope dalla bella voce, e ci vuole pure uno scultore carrarino che dia corpo al monumento ideato per lei da Bernini. E c’è il teatro della rosa-gelsomino, e le armonie miracolose del golfo di Tellaro, c’è la vertigine del vuoto, quella che per il Poeta era la perdita della gravità che ci fa unghiare alla terra per la paura di precipitare in cielo; qui è un treno che finisce in una tela bianca, senza più la sicurezza di alcun punto di riferimento, fino a tanto che il divino pittore viene a ricreare la Lunigiana e il treno può ripartire dal proprio nulla inconcludente per l’oltre del mondo appena al di là della cornice. Un gioco fantastico e visionario che rischia di far pensare. Pubblicazioni
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