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Daniela Quieti
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Note biografiche

Daniela Quieti è nata e vive a Pescara. Docente di Lingua e Letteratura Inglese, giornalista pubblicista, collabora con le testate Thema L'Informazione, Agricoltura Oggi, vari periodici di settore e con la redazione del portale letterario Voglia di Libro. Dopo aver frequentato il Liceo Classico, ha conseguito la Laurea in Lingue e Letterature Straniere, l’abilitazione all'insegnamento e le specializzazioni per la ‘Conoscenza Storico-Geografica’ e dei ‘Problemi della Decolonizzazione e Sviluppo dell'Africa’ presso l'Istituto Italo-Africano. 

Il suo curriculum include esperienze di ricerca didattica e scientifica, corsi di perfezionamento, attestati di formazione per attività di volontario in campo socio-sanitario, partecipazione a rassegne editoriali, presentazioni, letture pubbliche, interviste, congressi e delegazioni internazionali, fra cui quella che nel 2010 si è recata a Mosca nell’ambito del gemellaggio culturale con il Premio ‘Città di Penne-Mosca-Università d'Annunzio' organizzato dal Governo della Federazione Russa. Nell’occasione è stata edita la raccolta Poesie, Tracce, in cui sono presenti sue liriche tradotte in russo. È consulente linguistica e giurata di Premi Letterari e fa parte di accademie culturali e associazioni di volontariato come l’Avulss e la Croce Rossa Italiana. Ha pubblicato i libri: L'ultima fuga, poesia, prefazione di Márcia Theóphilo, Tracce 2011; Echi di riti e miti, narrativa, prefazione di Romano Battaglia e postfazione di Ilaria Degl'Innocenti, Ibiskos Ulivieri 2010; Uno squarcio di sogno, poesia, prefazione di Aldo Onorati, introduzione di Ubaldo Giacomucci e postfazione di Giulio Panzani, Tracce 2010; Altri Tempi, narrativa, prefazione di Giulio Panzani e postfazione di Ubaldo Giacomucci, Tracce 2009; Cerco un pensiero, poesia, prefazione di Ubaldo Giacomucci, Tracce 2008; I colori del parco, poesia, plaquette della silloge finalista al Premio Nazionale di Letteratura Naturalistica e Ambientale "Parco Majella" 2007. Suoi testi sono stati letti in programmi radiofonici e televisivi, quali Zapping, e sono presenti – anche tradotti in altre lingue – in riviste specializzate e antologie. Fra le più attuali: I Poeti del Drago, opera collettanea di tre sillogi a cura di Davide Rondoni, Bevivino Editore 2011; La parola che ricostruisce. Poeti italiani per l'Aquila, a cura di Anna Maria Giancarli, Tracce 2010. È inserita in Letteratura Italiana-Dizionario biobliografico dei poeti e dei narratori italiani dal secondo novecento ad oggi, Bastogi 2010.

Della sua produzione letteraria hanno parlato e scritto: Mario Agrimi, Sandro Angelucci, Romano Battaglia, Giuseppe Benelli, Franco Celenza, Igino Creati, Ilaria Degl’Innocenti, Marco Delpino, Nicoletta Di Gregorio, Ninnj Di Stefano Busà, Rina Gambini, Ubaldo Giacomucci, Anna Maria Giancarli, Giancarlo Giuliani, Angelo Manuali, Giovanni Maris, Eliseo Marrone, Walter Mauro, Luigi A. Medea, Vito Moretti, Nicla Morletti, Aldo Onorati, Giulio Panzani, Massimo Pasqualone, Plinio Perilli, Gian Piero Prassi, Marina Pratici, Maria Rizzi, Davide Rondoni, Roberto Sarra, Maria Luisa Spaziani, Antonietta Tafuri, Manrico Testi, Márcia Theóphilo, Marco Tornar, Alessandra Ulivieri. 
Di recente le è stato conferito il Premio Internazionale ‘Donna dell’Anno 2011’ sezione Cultura dall’Università della Pace della Svizzera Italiana di Lugano. Ha vinto i premi letterari: (2011)  Un bosco per Kyoto, I Grandi Maestri Contemporanei a San Gimignano, Omaggio a Cortona; (2010) Città di Penne-Mosca-Università D’Annunzio, Città di Empoli Domenico Rea, Premio L’Edizione Lago Gerundo-Europa e Cultura, Premio Poesia Anni D’Argento, Premio Autore, I Grandi Maestri Contemporanei Lido di Camaiore, Omaggio a Cortona, La Vela e il Mare, Città di Viareggio - Omaggio al Carnevale, Messaggi di Natale e di pace a Betlemme; (2009) Portus Lunae, Scriveredonna, Autori per l'Europa; (2008) S.Margherita Ligure-Franco Delpino, Premio Internazionale poesia Teramo G.Recchiuti. Ha ricevuto significativi riconoscimenti in numerosi altri concorsi fra i quali: Accademia Mondiale della Poesia-Accademia Kronos, Agenda dei Poeti, Aupi, Borgo Ligure, Calicanthus, Cinque Terre-Sirio Guerrieri, Città di Arsita, Città di Cattolica, Città di Colonna, Città di Fucecchio, Città di Lerici, Città di New York, Città di Rufina, Città di Salò, Concorso Letterario Europeo, Firenze Capitale d'Europa, Giovanni Gronchi, Histonium, Ho diritto a, Ida Baruzzi Bertozzi-Marengo d'Oro, Il Golfo, Il Litorale, Il Molinello, La Rocca-Città di San Miniato, Micheloni-Val di Magra, Parco Majella, Prato Un tessuto di cultura, Premio Internazionale Europa, San Domenichino, San Marco-Venezia, Terre di Liguria, Via Francigena, Viareggio Carnevale, Villa Bernocchi, Voci.

 

Note critiche                                                                    

  

  

Cerco un pensiero

 

Sample ImageLa poetessa abruzzese ha voluto intitolare il suo volume di versi “Cerco un pensiero”, ma certo in questo titolo c’è una sorta di benevola provocazione immediata, chirita nella prima poesia della raccolta: i pensieri sono, infatti, tanti e profondi, ed ella non ha bisogno di cercarli, ché pare scaturiscano immediatamente dalla ricchezza del suo vissuto, specialmente interiore. Il contatto con la realtà esterna è soltanto il pretesto immediato per la poesia, il motivo contingente alla sua creazione, perché la poesia è dentro di lei, è parte integrante del suo quotidiano, e compare, come di solito per il “miracolo” artistico, per una immediata intuizione: la vista del mare, il suono che la colpisce improvviso, la fontana dell’infanzia che è stata rimossa, l’alternarsi delle stagioni. Mille spunti lirici per comporre versi che vogliono parlare direttamente al cuore del lettore, che non desiderano intermediari alla comunicazione, bensì suggestioni ed emozioni immediate attraverso le quali creare il contatto diretto e profondo, quello più duraturo.

Gli strumenti “tecnici” della lirica sono usati da Daniela Quieti con sobria naturalezza: metafore e allegorie sono sospese in un soffuso sentimento di evocazione, le parole scelte con cura per il loro significato, ma ancor più per il loro suono, il ritmo e l’armonia pervasi di delicata gentilezza. Il tutto per uno stile mai ricercato o artificioso, ma ben congeniato e ponderato.

 

 

Recensioni  

“Daniela Quieti ci mostra in questa silloge di poesie una significativa vocazione lirica ed espressiva, che ci concede versi di grande tensione emotiva e di notevole forza icastica. Sembra emergere dal testo una potenza evocativa probabilmente dovuta ad un ritmo legato al respiro e alla capacità di scrivere anche per la dizione, con un registro ampio di toni e di sfumature espressive, che va dal sussurro alla pienezza della voce. Sempre scorrevole ma ricca di allegorie, la raccolta di poesie “Cerco un pensiero” ci offre uno stile moderno ed efficace, con una forma allusiva e simbolica che si distende e offre al lettore un equilibrio compositivo encomiabile. Nella ricerca di una propria originale elaborazione stilistica, l’Autrice non offre spazio alla sperimentazione, ma solo a una misurata tensione espressiva condotta sul filo di una linea lirica suggestiva. 

Grazie a queste scelte, alla forma poetica scorrevole e lirico-evocativa, si associano temi e valori di grande spessore e significato, alla ricerca del senso sia nell’ambito esistenziale che in quello socio-culturale, temi che toccano ognuno di noi nel profondo e impongono al lettore una riflessione attenta.”

UBALDO GIACOMUCCI – Prefazione a “Cerco un pensiero”

 

Letture

La  finestra 

Vicino alla finestra
sul tavolo ammucchiati
fogli disordinati
sedie disposte a caso
e i miei pensieri:
tempesta d’animo
tumulto di coscienza
uragano terribile.
Poi il blu del cielo
abbraccia il mare
il sole a mezzogiorno
dissolve le ombre
nelle giornate
di fine estate.
 
Questo mare torbido

Questo mare torbido
questi tetti lucidi
questo cielo grigio
e la nebbia.
Quanta tristezza
per un altro giorno
che scivola via
dietro la scia
del tempo
pieno di noia
senza una gioia.
Strani pensieri
vani desideri.
Poggio la fronte sul vetro
della finestra dove guardo
ricevo il bacio del freddo
col suo sapore di nulla.
 
Cerco un pensiero 

Cerco un pensiero
che somigli al mio,
cerco nel tuo pensiero,
nelle pagine di un libro,
nel campanile austero,
nel graffito nero
arabescato sul muro.
Scandisce il respiro
Il tempo della notte,
la profondità delle ore
risalgo senza rumore,
fuggo verso inattese aurore.
Come l’onda un veliero,
sfida le distanze un pensiero.

Rivedo un gelso 

Rivedo un gelso
a guardia d’una casa bassa,
sentieri ondulati
infiocchettati d’erba,
melograni con fiori rossi
in festa nell’estate.
Mi risento ragazza,
quando ammiravo
rapita i tramonti
distesa a terra
con lo sguardo al cielo.
Su me una pace fatta
di luci d’oro e di silenzi,
ascoltavo il battito del cuore
come fosse d’accompagnamento
alla musica dolce che sgorgava
dal vergine pensiero,
come acqua di sorgente.
Giungevo a casa con la sera dentro,
e la luna sui tetti era già alta.

Il giovane ricerca nella solitudine il senso vero del suo esistere attraverso il cuore che palpita ed il sogno che riempie la mente: la poetessa, ritrovando i luoghi della giovinezza, ricorda quei momenti esaltanti, che le davano pienezza e serenità, quando osservava il cielo crepuscolare sdraiata sul prato. C’è, nel suo ricordo, la gentile sensazione di comunione con il mondo naturale, e di purezza d’animo, che resta immanente nel vivere adulto, seppure soffocata dalla quotidianità, sempre pronta ad uscire allo scoperto, come in questa occasione.

Da Antologia Città di Salò 2009  

 

Daniela Quieti 

Echi di Riti e Miti

" È un viaggio in una notte buia dove gli altri ci fanno strada tenendoci per mano, quando il nostro cuore non si è ancora dischiuso perché il dolore gli ha impedito di sbocciare.

In quel momento nasce dal profondo una musica che attende un anelito di vento per rivelarsi.

Il suo narrare è proprio come la brezza fresca che passa sulla pianura dopo essere discesa dalle montagne. Ci porta i rumori delle foglie e in quel mormorio dei rami amici dell’aria pare di udire una voce misteriosa che glorifica la terra e che ci chiama. Le parole scritte sono la proiezione della nostra stessa mente, fenomeni misteriosi che giacciono addormentati nella profondità della nostra anima. Sono un’evasione dalla vita quotidiana che ci costruiamo attorno innalzando spesso mura invalicabili. Nei racconti di Daniela Quieti c’è il suono delle campane di paesi e città, lo stesso melodioso concerto di festa che ci riporta al passato.

Una glorificazione continua della natura e della vita, un canto rivolto alla bellezza del mondo. Chi legge questi suoi racconti si ritroverà nel mondo lontano cantato da Gabriele d’Annunzio nella poesia ‘I pastori’. C’è un respiro ampio di grandi sentimenti e di malinconia che si avverte in ogni suo racconto, come acqua fresca e chiara che irriga i campi di grano. L’autrice, già avvezza a ricevere premi, non si compiace dei tanti riconoscimenti, ma intensifica la sua narrazione rinnovandola ogni volta, nella speranza che nessun ostacolo possa mai sconfiggere il carattere forte e gentile della sua gente, della sua terra d’origine." 

Dalla Prefazione di Romano Battaglia 

A ritmo felpato pian piano scorrono le pagine ammaliando con una melodia chi legge. Grazie a un linguaggio raffinato e autentico "Echi di riti e miti" è la dimensione spirituale contrapposta al cinico materialismo di falsi stereotipi ferocemente e prepotentemente imposti dalla modernità.

Daniela Quieti ha la capacità di trasportare, far sognare e far evadere per fuggire verso un ancestrale idillio di suoni e immagini, meticolosamente incastonati in un grande mosaico.

Si intrecciano paesaggi da fiaba e antiche tradizioni popolari nella terra d’Abruzzo, patria di pastori e poeti, di aquile e lupi, così cara all’autrice. È come trovarsi di fronte a una sequenza di dipinti a

olio raffigurante scene di vita campestre, esaltate dai mille colori delle quattro stagioni. 

Dalla postfazione di Ilaria Degl’innocenti

 

Da "Echi di riti e miti" di Daniela Quieti, Ibiskos Ulivieri 2010

Il poeta e il pozzo

Mi trovo, casualmente, in piazza Garibaldi, a Pescara. Senza nessuna ragione apparente, i miei passi mi conducono davanti alla casa natale del Vate, museo nazionale che conserva arredi, mobili d’epoca e oggetti dello scrittore e magico angolo di raccoglimento al centro della città vecchia, racchiuso tra corso Manthoné e via delle Caserme, le vie dell’antica fortezza, dove si respira ancora quell’atmosfera tipica delle classiche dimore borghesi dell’ottocento.

Poi, un’altra tappa del mio peregrinare in luoghi vetusti: la cattedrale di San Cetteo, dove riposa la madre del poeta, Luisa De Benedictis, in un monumento funebre opera del prestigioso scultore Arrigo Minerbi, artista prediletto di Gabriele D’Annunzio che, nella circostanza, donò all’abate della chiesa una tela di Giovan Francesco Barbieri, più noto con il nome di Guercino, raffigurante San Francesco orante nella grotta della Verna.

Nel chiostro interno della casa ammiro il pozzo della famiglia, con la sua forma cilindrica e con la sua grata di ferro sormontata dal sostegno della carrucola. Il pozzo che, ai vecchi tempi, era il centro delle attività domestiche, perché assicurava l’acqua, elemento essenziale per la vita di tutta la comunità. E che vedeva intorno a esso, a Pasqua, donne affaccendate sotto il sole della primavera per rendere scintillante il rame di cucina con la sabbia grigia del fiume. O, a Ferragosto, vedeva calare nel suo fresco rifugio gustosi cocomeri. E, in autunno, era la volta della conserva e della vendemmia, poi, in inverno, assisteva all’uccisione del maiale. Certo, anche il poeta, bambino, avrà osservato e tratto ispirazione da queste scene.

Il vecchio pozzo è ancora lì, custode di ricordi in una pace da museo, in un cortile deserto pur se tra l’eco dei rumori esterni.

Forse, in qualche notte di luna, lo spirito del cantore ritorna ad aleggiare, tra rose rampicanti, lillà e gelsomini, in compagnia dei suoi tormenti, delle sue glorie e del suo motto "per non dormire".

 

Altre opere di Daniela Quieti

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ALTRI TEMPI
di Daniela Quieti
Edizioni Tracce 2009

Narrativa
pp. 56

 Dalla Prefazione:

Si ha una strana percezione, sfogliando queste pagine, quasi che dalle immagini evocate dall’autrice nel riproporre un tempo virtuale scaturiscano suoni, colori, odori altrimenti dissolti e qui indispensabili alla compiutezza di una narrazione che non è solo descrittiva bensì un percorso attraverso il quale si opera un ricongiungimento delle vicende di un mondo, di un’epoca, con un’individualità - quella appunto di Daniela Quieti - che vi attinge le ragioni dell’anima.

Per comprendere pienamente le valenze espressive dei diversi capitoli, certo non casuali nel loro succedersi, occorre rifarsi all’interpretazione soggettiva di una storia nella quale la metamorfosi delle cose rappresentate alimenta sia un’introspezione accorata che una potenzialità emotiva. Come dire, cioè, che l’autrice si aggira sia pure in punta di piedi e con un tono pittorico estremamente delicato oltre i limiti delle parole per strappare loro il senso del vivere e per stemperare le proprie attese nell’altrui vocazione al sacrificio e ad un destino indiscusso dal piglio quasi  verista.

Giulio Panzani (Giornalista, poeta, critico letterario)

Dalla quarta di copertina:

Daniela Quieti ci offre racconti brevi ed emblematici dalle trame suggestive, a volte dal sapore familiare, pervase da un’aura di passato e di tradizioni che ne rende più coinvolgenti i contenuti. In questo modo i ricordi d’infanzia vengono trasfigurati su un piano letterario realistico e coerente, che suggerisce al lettore il confronto con i nostri tempi, così diversi sia sul piano socio-culturale che su quello etico-esistenziale.
Non si tratta, però, di semplice nostalgia, perché l’Autrice fa emergere volutamente una tensione narrativa all’interno dei singoli racconti che ne riscatta il tessuto descrittivo in un contesto più ampio. La silloge di racconti si mostra così stranamente organica, anche se legata a tematiche esistenziali e a storie diverse, ricche di sfumature espressive.
Si tratta di un’opera narrativa particolarmente godibile proprio per il sapore di vita vissuta che riesce a trasmettere, oltre che per lo stile scorrevole, ma anche spigliato e comunicativo.

Ubaldo Giacomucci (Poeta, critico letterario) 

 

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UNO SQUARCIO DI SOGNO
di Daniela Quieti
Edizioni Tracce - Collana "Anamorfosi"

2010, p. 120

Dalla Prefazione di Aldo Onorati


C’è, nella tessitura poetica di Daniela Quieti, una morbidezza orchestrale che si coniuga con la chiarità espressiva, ove il dialogo ideale con l’attore comprimario della narrazione si fa concretezza di espressione, evitando i concettismi tanto cari ai nostri giorni in cui la mancanza di ispirazione nutre la ragioneria della parola…
Per Daniela Quieti il discorso cambia, perché la poetessa ha saputo trovare la sua cifra espressiva aderente, per cui nulla appare forzato… Amore è la parola-chiave. Ma l’originalità di questa silloge, tra l’altro, sta nel non definire l’amore, bensì nel darne il senso contraddittorio, liberatorio, di sogno e di "disillusa speranza". Ma con grande forza vitale, senza perdere un battito semantico.


Dalla Introduzione di Ubaldo Giacomucci


Il ritmo serrato, la coerenza stilistica, la tensione espressiva concorrono alla realizzazione di una raccolta di poesie che superano il tradizionale concetto di poesia d’occasione per testimoniare una dimensione esistenziale della ricerca poetica, con una verve di cui la poesia contemporanea ha più che mai bisogno. Scrittura poetica di valore, dunque…


Dalla Postfazione di Giulio Panzani


L’autrice parla di se stessa col sigillo di una solitudine che supera i confini di una storia per sopravvivere in una dimensione sospesa fra cielo e terra, diversa cioè da quella comunemente intesa da chi cerchi nei suoi labirinti, compagna ineludibile della libertà delle attese consapevoli, a loro volta, dell’impossibilità di andare oltre l’orizzonte. Un luogo indefinito, quest’ultimo, laddove ogni confine sembra dapprima raggiungibile e si fa, poi, di volta in volta più lontano fra allusioni e rimandi che si nutrono di malinconia. È un intimismo segnato da ferite profonde, quello di Daniela Quieti, ma compiuto stilisticamente nel rapporto fra simboli e miti e che consente di lasciare da parte l’unità metrica per realizzarsi in quella linguistica sorretta da scelte personalissime e di sicura efficacia.

 

Poesie tratte da Uno Squarcio di Sogno  

14 luglio 2010 

Aggiorniamo la sezione LETTURE di Daniela Quieti, con la pubblicazione di due nuove poesie. 

L’attesa

Davanti a una quercia
sempre nel vento ondeggia
sotto una croce, un fiore.
Per ricordare ancora
il giorno maledetto
quando l’amara sorte
confuse costa e cielo
infrangendo l’incanto
di speranze fuggite
da una primavera
che alba nuova non vide.
Dalla pietra nera
l’eco di una preghiera
giunge alla chiara scia
di una vela lontana
tra voli di gabbiani
sulla vecchia scogliera
nel soffio della brezza
come fremito sull’acqua
increspata dall’attesa.

Da "Uno squarcio di sogno" – Edizioni Tracce

Il contrasto tra la vita e la morte è reso emblematico dalla presenza del fiore e della croce, per il costante ricordo di una catastrofe che ha infranto la speranza di una appagante felicità. Le immagini che la poetessa propone in questa bella lirica hanno la suggestione eterea delle figure prettamente poetiche, mentre il dettato, pervaso da un ritmo gentile, seppur deciso, si muove nel contesto di una verseggiatura abile e sobria, controllata con attenta cura.

Da Antologia Città di Salò 2010

 

Se un cuore

Se un cuore disadorno
di scarlatta fiamma
si tormenta e piange
se un’assente presenza
lo turba e lo dimezza
non splende il giorno
non si accende il sole
si cancellano le stelle
come sogni dissipati
in un cielo minaccioso.
Senza profumo i fiori
narrano il rimpianto
di una forma spezzata
rimasta prigioniera
di mesta malinconia
per avere troppo amato
un nero cuore disadorno.


Da "Uno squarcio di sogno" – Edizioni Tracce

La poesia pone l’accento sulla primaria importanza dell’impeto del sentimento, onde dare un senso alla vita. In effetti, la poetessa sostiene la priorità dell’intenso sentire per uscire dalle catene della realtà e saper mantenere intatto l’amore, a dispetto delle delusioni e delle tristezze. Una composizione sobria e controllata, che non indulge al narrativo e non cade nel patetico, ma si attiene ad un dettato di elevato valore lirico.

Da Antologia Via Francigena 2010 – Un itinerario di poesia

  

Daniela Quieti

I Colori del Parco

Il mio sentiero

Fuori del paese
dove la strada
porta alla pianura
vicino ad una croce
che tutti benedice
c’è un piccolo sentiero
dove è dolce sognare
preda del vento
e della fantasia.
Quando il sole
brucia
l’ultimo suo raggio
e le cime delle piante
sono oro
nel parco incantato
più vicino è il cielo
e nel silenzio amo
rivivere
anche il mio dolore.

  

(dalla silloge: I colori del parco, di Daniela Quieti, Premio Parco Majella 2007)

 

 

 

Daniela Quieti

L'Ultima Fuga

Edizioni Tracce 2011

Dal giudizio critico della giuria del Premio Scriveredonna 2009 composta da Maria Luisa Spaziani (Presidente), Marcia Theophilo, Anna Mari Giancarli e Nicoletta Di Gregorio: 

"Una poesia dal ritmo serrato e di grande essenzialità, che si presenta al lettore con pudore e coerenza espressiva. Lo stile che si evidenzia in questi testi, moderno e suggestivo, è anche fortemente simbolico, con una tensione lirica messa in risalto da versi intensi ed evocativi." 

Dalla prefazione di Márcia Theóphilo

La poesia di Daniela Quieti rappresenta l’esperienza quotidiana di un’avventura dello spirito. [...] la poetessa nel dare forma ai suoi versi, si dedica, di fatto, a un lavoro sia di conoscenza che di riflessione con un’espressione sensoriale e affettiva: "A chi importa/ il mio passato/ sono nata all’alba/ e il crepuscolo/ già si avvicina./ […]./ Sento ancora/ cantare/ il mio fiume/ sostiene la vela/ il vento forte/ e l’albero gigante/ ha radici di linfa./ Il tempo è un luogo/ inesplorato/ sul bordo aperto/ del cielo".

[...] Nella poesia il passato sgorga nel presente e il futuro è proprio qui: "Ha un respiro smarrito/ quest’assenza/ che sussurra l’inganno/ dell’attesa/ dispersa offerta/ […]/ spoglia di voci/ […]/ lungo il silenzio/ innamorato di ritorni/ che inappagato m’invade".

[...] Lei tratta l’umano con il rispetto degli antichi eremiti, ma anche con la saggezza di chi fa della poesia il proprio pane quotidiano, molte volte amaro, come tutte le esperienze che non si possono condividere.

Un eremita la cui montagna dove raccogliersi è la città con il suo linguaggio di tutti i giorni: poeta che non si chiude in una torre d’avorio, ma che scrive sui giornali, parla alla radio, si insinua in una civiltà globale che lo lascia lavorare da solitario: "Bagliore nei tuoi occhi/ nuda ala di carezza/ mi rapisce/ m’ammanta di sospiri/ d’universo m’acceca/ e ti penso amore/ immagino il tuo abbraccio/ d’illusione/ riempio la lontananza/ io marinaio senza vela/ scopro una costa/ nella profondità/ dei desideri segreti/ con te/ dove la notte canta sull’alba".
Lievi sorrisi, espressioni sofferte, volti dai tratti dolci, vanno a comporre questi versi. Il testo è plurale, molte voci tramandano gli antichi valori che raccontano un passato perché le nuove generazioni possano conoscere, immaginare e non dimenticare. Dovendo affrontare un paesaggio sconcertante, tragico, la poetessa prende le parole che le cadono a fior di pelle o a fior di anima, come se questo paesaggio lirico venisse ad ogni istante battuto, sferzato da un quotidiano peculiare nei tratti dell’esistenzialità.

Dopo la lettura del libro è impossibile non penetrare nel dolore del mondo e nella grande vitalità delle donne, nella loro capacità di resistenza e di rigenerazione della vita, di idealizzazione e di speranza.

 

Poesie tratte da L'Ultima Fuga

I

A chi importa
il mio passato
sono nata all’alba
e il crepuscolo
già si avvicina.
 
Ma chi dice
che devo capire
tutto in un istante
che racconta
indovinelli
e parole
sconosciute.
 
Sento ancora
cantare
il mio fiume
sostiene la vela
il vento forte
e l’albero gigante
ha radici di linfa.
 
Il tempo
è un luogo
inesplorato
sul bordo aperto
del cielo.
 
II

Si agitano i bastioni
cadono le torri
mentre la bocca asseconda
il distinguo delirante
e la notte non sa urlare.
Con chi combatte il buio?
 
Svegliarmi e perdermi
contro scogliere e palafitte
strette da silenzi.
 
Io sogno un ritorno
ancestrale
una cometa che mi guidi
a un cielo d’albe chiare.

 

Links

http://www.tracce.org/Quietisogno.html

http://www.manualedimari.it/portal/daniela-quieti/

http://www.blogdegliautori.it/autori/danielaquieti/

http://www.manualedimari.it/portal/poesia/recensioni/uno-squarcio-di-sogno-di-daniela-quieti 

 

12 Maggio 2012

Daniela Quieti al Salone Internazionale del Libro di Torino

Sabato 12 maggio 2012, nell’ambito delle recenti pubblicazioni proposte dalla casa Editrice Tracce, Daniela Quieti ha presentato il saggio Francis Bacon La visione del futuro. Coordinatrice: Nicoletta Di Gregorio, Presidente AEA (Associazione Editori Abruzzesi) ed Edizioni Tracce.

Francis Bacon La visione del futuro, di Daniela Quieti

Introduzione di Walter Mauro e Prefazione di Aldo Onorati, Collana di saggistica La Ginestra diretta da Walter Mauro, Tracce 2012, pp. 144
   
Dall’Introduzione di Walter Mauro

La collana di saggistica che l’editrice Tracce inaugura con questo volume dedicato a Francesco Bacone, una delle figure/guida della ricerca non soltanto scientifica, bensì dell’intero universo del creativo, si propone come esigenza fondamentale l’indagine, la percezione, la possibilità di offrire all’uomo del nostro tempo ulteriori momenti di reperimento al vivo di un passato che si proietti nel presente, in virtù della forza e del vigore di protagonisti, o di idee di fondo, in grado di fornire una sorta di identificazione culturale non fine a se stessa, bensì capace di individuare nuovi potenziali di vita e di pensiero. Il saggio di Daniela Quieti, un viaggio della conoscenza all’interno di un personaggio essenziale non solo nel novero della ricerca scientifica, ma di ogni angolazione e di ogni recesso dell’umana ricerca, si prospetta come essenziale per intendere in quale misura la rivoluzione scientifica, fra il 1500 e il 1600, di cui Bacone fu protagonista, abbia inciso nell’arco di una temperie culturale che da quegli anni remoti si distende fino a raggiungere il nostro tempo…

Dalla prefazione di Aldo Onorati

La scienza è potere: e questo Daniela Quieti ci illustra dalle pagine di Bacon con molta padronanza della materia e con chiara affabulazione. Chi dovesse, o volesse, addentrarsi nel mondo di Francesco Bacone, farebbe bene a leggere questo breve saggio, il quale è dichiarativo ed esplicativo, nitido, completo nella sostanza del centro focale del pensiero ancora oggi vivo del Verulamio.