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Gio Batta Tiepolo - Pictor Caeli
Dimensioni carattere:

Nymphe

Fondazione Castello di Padernello

in collaborazione con

Franchini Acciai

e

Diocesi di Brescia, Ufficio Beni Culturali Eclesiastici

Parrocchia di Verolanuova

Comune di Verolanuova

BCC di Verolavecchia

Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires

 

Fotografie e studio fotografico di

Virginio Gilberti

Progetto di

Giacomo Andrico

Testi catalogo

Elena Bresciani

 

Gio Batta Tiepolo

PICTOR CÆLI

rare visioni di pittura da ponte

i teleri di Verolanuova fotografati

dal 19 gennaio al 28 luglio 2013

Castello di Padernello

Borgo San Giacomo BS

 

dal martedì al venerdì 9:00 - 12:00 14:30 - 17:30

sabato su prenotazione

domenica 14:30 - 18:30

ingresso euro 5,00

informazioni, prenotazioni e laboratori didattici per le scuole:

030 9408766  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. www.castellodipadernello.it

Presentazione della mostra

La mostra della Fondazione Castello di Padernello, con il sostegni di Franchini Acciai s.p.a.  si presenta come un grande evento che coinvolgerà tutto il territorio lombardo, dando la possibilità di conoscere il grande artista Gian Battista Tiepolo, senza dubbio il pittore veneziano più celebre del Settecento, l'instancabile realizzatore di opere di soggetto sia sacro che profano, tele luminose di contenuto storico, mitologico e religioso, tanto da essere considerato l'ultimo grande pittore sacro d'Europa, e di capirne l'iconografia.

Le due tele fotografate da Virginio Gilberti sono: la “Caduta della manna” e il “Sacrificio di Melchisedec” entrambe del 1740. L'allestimento ideato da Giacomo Andrico e realizzato dai mastri artigiani del Castello prevede la realizzazione nello spazio di sei sale di ponteggi in legno dove saranno messi in mostra parti delle tele, come se il pittore stesse realizzando le pitture direttamente da un ponteggio.

Questa mostra prevede la stampa di fotografie scattate con Hasselblad H4D60 su plexiglass di notevoli dimensioni (2 x 3 metri)  e verranno stampate con il RHO.P10 della DURST di Bressanone, nel laboratorio della New Lab di Brescia di Giuliano Goffi, che permetterà di avere una elevatissima risoluzione delle immagini. La possibilità di ammirare da vicino le tele solitamente viste dal basso, dalla distanza anche di una decina di metri dai punti più alti, retroilluminate, permettono di ammirare la vivacità del tratto, la facilità della pennellata e i colori che hanno reso il Tiepolo uno dei più rappresentativi artisti della sua epoca. Appositi specchi situati alla base ed in sommità delle immagini arricchiranno la visione particolare delle tele.

La mostra si avvale inoltre di laboratori didattici specializzati, curati da psicologhe che accompagneranno le scolaresche alla scoperta della pittura, ma anche alla valorizzazione della personalità dei ragazzi.

In alcune giornate domenicali, la visita alla mostra sarà guidata dagli attori Daniele Squassina e Luca Rubagotti, che in veste di critici porteranno i visitatori a vivere le giornate del Tiepolo sui ponteggi verolesi, l'allestimento scenografico della mostra si presta a accompagnare il visitatore a vivere un'esperienza museale diversa, la percezione del tempo, della pittura e del lavoro.

La mostra della Fondazione di Padernello si pone anche un altro prezioso obiettivo, ovvero portare i fruitori della mostra, con guide appositamente formate, a visitare successivamente i quadri nella Basilica di Verolanuova ed anche tutte le altre bellezze di Verolanuova, ovvero il Palazzo Gambara, il Castello Merlino e la Disciplina in fase di restauro. Si provvederà quindi a sottoscrivere un accordo con la Parrocchia di Verolanuova e con il Comune di Verolanuova per poter attivare un turismo sensibile, sostenibile, curioso di scoprire le grandi bellezze della nostra terra, la Bassa Bresciana, una terra ricca di grandi gioielli in attesa di essere scoperti e valorizzati.

Virginio Gilberti

Vive e lavora a Verolanuova, Brescia

Nello Svolgere la sua vocazione ha sempre dimostrato eclettismo raro, presentandosi come una personalità "fuori dal coro". Ne sono una prova il desiderio e la viva passione sua di entrare in sintonia con il grande patrimonio artistico diffuso nel territorio bresciano, una ricchezza che Gilberti è riuscito prima a "vedere" e proporre attraverso immagini molto suggestive, cariche di forza creativa, per poi carpirne il senso e l'attrazione.

Di questo lavoro sui teleri verolesi dice:"Con Tiepolo la sorpresa si moltiplica, perchè non si tratta solo di fotografare in modo diverso qualcosa di già noto e facilmente osservabile nel suo insieme, ma di rivelare a chi guarda una quantità di particolari che la grandezza dei due teleri impedisce vedere... permette d'incontrare un Tiepolo mai visto, un riscoprirlo ex-novo"

 

Biografia dell'artista

Giambattista Tièpolo

Venezia 1696 - Madrid 1770

Tra i massimi esponenti del rococò e ultimo grande protagonista della decorazione monumentale in Europa. T. lavorò in Italia e all'estero, lasciando numerose opere, nelle quali, sempre aggiornato sulle ultime tendenze artistiche, mostra una stupefacente capacità di assorbire con naturalezza le intonazioni stilistiche dai più differenti pittori, rielaborandole poi con la propria sensibilità e una tecnica rapida. Grazie a lui la tradizione decorativa veneziana tornò a imporsi sulla scena artistica del suo tempo. Tra le opere più significative dell'evoluzione della sua arte vi sono gli affreschi del palazzo arcivescovile di Udine (1726-30), le tele per la Scuola del Carmine a Venezia (1743), uno dei suoi capolavori, e gli affreschi per la residenza di Carlo Filippo di Greiffenklau a Würzburg (1751-53).

Vita e opereCognato di Francesco Guardi, di cui sposò la sorella, Cecilia, dalla quale ebbe nove figli, e allievo del Lazzarini, fu presto attratto dalla pittura contrastata e tenebrosa e dallo stile espressivo e drammatico di G. B. Piazzetta e F. Bencovich (Madonna del Carmelo, 1720 circa, Brera; Martirio di s. Bartolomeo, 1722, Venezia, S. Stae). Con l'esordio di T. nel campo della decorazione e dell'affresco divenne presto evidente il nuovo interesse per l'arte di S. Ricci e il riferimento fondamentale a P. Veronese. Dopo la decorazione della volta della cappella di S. Teresa nella chiesa degli Scalzi a Venezia (1724-25; per alcuni critici 1728-29), che presenta ancora molti punti di convergenza con Piazzetta, con gli affreschi del palazzo arcivescovile di Udine si verificò una vera e propria svolta nell'arte di T.; la decorazione (Storie dell'Antico Testamento), che si estende nella galleria, nella volta dello scalone e nella Sala Rossa, è caratterizzata dall'uso di colori chiari e trasparenti, permeati di luce, e da composizioni spaziali aperte monumentali; la fantasiosa realizzazione scenografica lascia spazio alla resa del reale, come nei dettagli naturalistici dell'episodio di Rachele e Giacobbe. Negli anni successivi la fama di T. si consolidò in Italia e all'estero. Guardando, oltre che a Ricci, a G. A. Pellegrini e L. Giordano, ma soprattutto al classicismo veronesiano, l'artista sviluppò una versione personale del rococò attraverso la ricerca di luminosità atmosferica e di un nuovo rapporto forma/luce/colore, che non mira allo sfaldamento del volume ma piuttosto sottolinea la solidità e il plasticismo della figura umana, anche con l'uso di tinte esaltate dalla luce solare. Nelle sue composizioni, spesso osservate con sottile ironia, coniugò arguzia narrativa e finzione scenica, avvalendosi anche dell'apporto delle quadrature, spesso realizzate dal collaboratore G. Mengozzi Colonna. Al ritorno da Udine (dove aveva eseguito anche affreschi nel duomo) fu a Milano (decorazioni nei palazzi Archinto e Dugnani, 1731), a Bergamo (Cappella Colleoni, 1732-33), a Vicenza (villa Loschi-Zilieri). Accanto ai numerosi dipinti di soggetto profano, a questo periodo risalgono importanti realizzazioni per le istituzioni religiose di Venezia, come gli affreschi per la chiesa dei Gesuati (1737-39) e i dipinti per la chiesa del Carmine e per S. Alvise. Tra i maggiori risultati del sodalizio con Mengozzi Colonna è la decorazione del palazzo Labia (1747-50) con le Storie di Marcantonio e Cleopatra, con una splendida coreografia di architetture aperte sul cielo, popolata da personaggi in costumi contemporanei. Chiamato a Würzburg nel 1750 dal principe vescovo Carlo Filippo di Greiffenklau, realizzò la decorazione della residenza, con l'aiuto dei figli Giandomenico (v.) e Lorenzo (Venezia 1736 - Madrid 1776), attivi nella sua bottega. La decorazione, da molti ritenuta il suo capolavoro assoluto, raggiunge un effetto fastoso nel salone progettato da B. Neumann, ornato di stucchi bianchi e oro, e ancora di più nella volta dello scalone, con la grandiosa rappresentazione dell'Olimpo con le quattro parti del mondo. Tornato a Venezia (1753), T. assolse numerosissime commissioni di ogni genere: del 1757 sono gli affreschi di villa Valmarana presso Vicenza, mentre a Venezia lavorò in Palazzo Ducale (Nettuno offre doni a Venezia, 1748-50), e per nobili famiglie veneziane (affreschi in Ca' Rezzonico, 1758). Nel 1759 eseguì a Udine affreschi nell'oratorio della Purità, e nel duomo di Este la pala con S. Tecla libera Este dalla pestilenza; del 1761-62 è l'Apoteosi della famiglia Pisani nella villa Pisani a Stra, ultima opera eseguita in Italia. Nel 1762 il pittore si trasferì infatti a Madrid per affrescare le sale del nuovo Palazzo Reale (Apoteosi di Enea, Grandezza della monarchia spagnola e Apoteosi della Spagna), eseguite con l'aiuto dei figli tra il 1762 e il 1767. Dopo il compimento del ciclo T. rimase in Spagna; le sette pale d'altare dipinte per il convento di Aranjuez (1767-69; ora divise tra il Prado e il Palazzo Reale di Madrid), dall'intonazione più intimamente patetica, furono però poco dopo sostituite con altrettante tele di A. R. Mengs, segno dell'avvento del nuovo gusto neoclassico. Di notevole importanza è l'opera grafica di T.; di grande interesse i disegni (conservati soprattutto a Londra, Victoria and Albert Museum; Firenze, museo Horne; Stoccarda, Staatsgalerie; Venezia, museo Correr; Trieste, Museo Civico), in rapporto alla sua produzione pittorica, che seguono la sua evoluzione stilistica e ne rivelano la straordinaria fantasia e la vena satirica. Più limitata la produzione incisoria: tra le acqueforti ricordiamo i ventiquattro Scherzi e i dieci Capricci, di data incerta, e vari soggetti religiosi.