Note biografiche
Ana Florea Titeica nasce il 15 agosto 1944 a Valea Muscelului, in Romania. E’ la terza di sette figli, i cui genitori sono dei poverissimi contadini, le cui condizioni economiche sono ulteriormente aggravate dalla situazione bellica, dovuta alla seconda guerra mondiale. Per questa ragione, la bambina viene affidata all’età di soli tre anni alla famiglia dello zio paterno che non aveva figli. La piccola non fu felice nella situazione in cui si era venuta a trovare, ma ebbe in cambio la possibilità di frequentare delle buone scuole e di conseguire una laurea alla Facoltà di Agraria di Bucarest nel 1970. Nel 1969 sposa Petre Titeica, nipote del famoso matematico rumeno Gheorghe Titeica e dà alla luce due bambine: Patricia Denis nel 1971 e Mercedes Beatrice nel 1972. Sfortunatamente il padre muore nel 1975, lasciando ad Ana il duro compito di allevare, in un paese con un’economia distrutta da un durissimo sistema dittatoriale, due bambine di tre e quattro anni, cosa che fece a prezzo di enormi sacrifici.*Fin da giovanissima, si sentì portata ad esprimere le sue sensazioni interiori attraverso la pittura, che ha coltivato da autodidatta dagli anni del liceo. La sua ispirazione artistica si è indirizzata verso due linee espressive. La prima, orientata verso una pittura paesaggistica dai luminosi colori continentali della sua Transilvania. La seconda, in epoca più tarda, nasce con l’irrompere, nella sua vita, di una profonda ispirazione religiosa che la porta a dipingere icone sacre in cui l’elemento bizantino, tipico di questo genere nel mondo slavo, si mescola ad una sensibilità cromatica ed estetica vicina a quella del rinascimento italiano.
Note critiche
La tradizione dell’est europeo di rappresentare iconograficamente i volti di Cristo, la maternità della Madonna, i Santi, addirittura i calendari delle Feste, ha origine antica, e da sempre risponde a regole rigorose, che vogliono pose ed espressioni ben determinate. Sebbene ne esistano varie “scuole”, le icone si pongono come rappresentazioni a carattere sacro di valenza universale, ma artisticamente elaborate secondo canoni stilistici locali. La pittrice rumena, che, come ci racconta l’interessante biografia, è pervenuta alla pittura delle icone in età matura, si inserisce nel filone classico di esse, pur portando una moderna sensibilità per il colore e per la luminosità. Le sue figure, infatti, hanno l’espressione ieratica e distaccata, che si conviene al genere pittorico, ma sono pervase da un personale sentimento d’amore da parte dell’autrice, che si manifesta attraverso l’uso di tonalità vivaci, di irradiazioni di luce, di sorridenti visioni. Se le posizioni dei volti e dei corpi non si distaccano dalla regola codificata, l’espressione dello sguardo va ben oltre la tipicità, penetra nell’anima di chi guarda, e comunica serenità e fede. Altro è il discorso a proposito della pittura paesaggistica di Anna Titeica: in questo genere pare che la pittrice risponda a stimoli interiori, che la conducono su un cammino, anziché su di un altro, a seconda dei momenti espressivi. Se talvolta le inquadrature, le tinte, le campiture, hanno impostazione “naif”, in altre si intuisce un tormento interiore che macera nella ricerca di modi e forme più intime e personali. Ciò avviene, come nell’ultimo quadro, quando l’autrice, con chiaroscuri cromatici che ricordano la pittura fiamminga, rappresenta una natura cupa, che pare sul limitare della tempesta, e funge da allegoria della condizione umana. Una pittura dell’anima, dunque, che coniuga tecnica e personalità, ma soprattutto un patrimonio ampio e sincero di fede, di dedizione e di amore per l’arte.
Rina Gambini
Selezione di opere






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